Ti capitano quelle giornate dove c’è il sole, ma quando apri gli occhi vedi solo pioggia? cammini per la tua strada mentre la gente a maniche corte si gode il sole, mentre i tuoi vestiti si bagnano di acqua…
Poi ti chiedi chi sei? Se lo chiedono in tanti, se lo chiedeva Beethoven, se lo chiedeva Sinatra, me lo chiedo io, Ejay Ivan Lac, sono uno stronzo, freddo con chiunque, caldo con chi merita, che non sopporta gli spigoli ma adora le curve, che non si fa dire quello che deve fare, e fa quello che la sua anima chiede, ciò che la sua anima usa per vivere…
Sono con il cuore graffiato, che compatisce i ridicoli, resta zitto e non dice nulla, perché sa perfettamente che tanto, non hanno nulla di speciale da offrire, sono rabbioso, quando una ferita si riapre, sono deluso, quando non riceve il rispetto sperato, che si infuoca, quando spariscono senza una motivazione, senza una ragione alcuna…
Ride, alla visione dall’incoerenza, so riconoscere con uno o due sguardi, riuscendo a metterti in una delle mie categorie, nullità, amici o amore!
Non ti do la possibilità di dirmi nulla, ti cucio la bocca ancora prima di parlare, usa il fiato per imparare a ragionare, davanti a me devi stare con l’anima rilassata, creo musica, scrivo, raggiungo le mie mete senza l’aiuto di nessuno, so camminare da solo, so guardare il cielo, so asciugare la mia pioggia e riscaldare la mia strada…
Ho sanguinato abbastanza e non permetterò mai a nessuno di farmi sanguinare ancora, stufo di cadere, stufo di camminare…
Non poggerò più i piedi a terra, non ora che ho imparato a volare!
(Ejay Ivan Lac)