Se potesse capire l’ultimo ramo che ancor s’attacca al tronco, sbattuto stanco perde le foglie ad una ad una ogni soffio ormai le fa paura. Tu albero forte che lo nutristi lo innalzasti verdeggiante al sole, fiero dell’amor dell’ombre che a teco egli facea, non ricordi il suo nascer, lo spuntar timido dalla tua breccia riconoscente regalò frutti, fior senza mai chiedere nulla. Come carne nella tua carne fu delle tue fronde la più bella. Non fu per gioco, ma per capriccio che nel vento lenivi i fianchi e che tra i fulmini ti sentivi forte quercia, salda eterna nella vita tempestosa, non ricordi un fragile ramo che ancor pende dal tuo fusto ignaro che si possa esser travolti da chi era la vita. Ultimo ramo, d’albero ingrato, non sa il più forte che quando or l’ora è più bella è già passata. Nulla più può, quando il ramo è spezzato.
(Mirella Narducci)