Cosa succede quando finisce una storia, un rapporto d’amicizia? Cosa succede nella nostra vita? Ci si libera delle persone. Io mi sono “disfatta” di mio padre, mi sono “disfatta” del mio ragazzo, mi sono “disfatta” delle persone che non mi hanno dato nulla o di quelle che mi davano qualcosa ma in modo sbagliato. Disfarsi nel senso di non renderle più partecipe di noi e di quello che siamo, di quello che abbiamo. Forse è questa la vita: FARSI E DISFARSI DELLE PERSONE che entrano nella nostra vita ed escono dalla nostra vita, a volte senza chiedere permesso, altre volte ce lo chiedono e noi glielo diamo, altre volte ancora siamo noi a farle entrare o uscire. Gente che passa nella nostra vita, per pochi attimi, giorni, mesi o anni. E’ questa la vita: un via vai di gente, di persone, di contatti che hanno una certa durata. Un po’ come il lavoro oggi. Siamo alla ricerca dei CONTATTI A TEMPO INDETERMINATO, quelli che non scadono mai, che non finiscono mai, cerchiamo l’amore per sempre, l’amicizia infinita, la fede senza tempo, i sentimenti più profondi, la lealtà, la sincerità. Purtroppo nella realtà tutto ciò ultimamente è difficile trovarlo. La maggior parte dei rapporti si rivela “a scadenza”, sono i contatti part-time, a collaborazione o progetto (e sono quelli che ci fanno più rabbia perchè sono basati sull’opportunismo), i contatti a tempo determinato. Tutto inizia e tutto finisce. L’amore, l’amicizia, i sentimenti, la lealtà, la giustizia, la pace. Tutto ha un punto di partenza e un punto di arrivo. Proprio come noi essere umani, siamo finiti, altrimenti saremmo degli déi. Se siamo finiti noi esseri umani, perchè stupirci del fatto che tutto finisce? Basta pensare alle cose più semplici e stupide. Tutto finisce, tutto si consuma. Può avere una lunga durata ma non infinita. L’inchiostro della penna. Il sapore di una caramella o di un chewing-gum. La benzina. Il petrolio. Risorse energetiche che stanno giungendo alla fine. Un film. Un fiore. I soldi. La ricarica del cellulare o della carta di credito. I vestiti si consumano. Tutto dunque si disintegra. Si consuma e si esaurisce. Proprio come noi esseri umani. Se finiscono le cose concrete della nostra vita, come potrebbero durare le cose astratte come l’amore, l’amicizia, la giustizia, la pace, la fede? Possiamo solo decidere quanto far durare ciò che abbiamo. Possiamo decidere noi dove mettere il punto, la parola fine, perchè ci tocca comunque. A volte non siamo noi a deciderlo. Altre volte c’è qualcuno che lo fa al posto nostro. Quindi come possiamo pensare che una storia o un’amicizia durino per sempre, se è già scritta nella nostra natura, nel nostro mondo, nella nostra quotidianità la parola FINE?E’ dunque questa la VITA: un lasso di tempo determinato, con una scadenza la cui data ci è però ignota. Può essere una scadenza lontana o anche molto vicina a nostra insaputa. Ora.. sapendo tutto ciò, mi domando: CHE SENSO HA INNAMORARSI, DARSI A UN’ALTRA PERSONA,CONDIVIDERE UN SENTIMENTO E LA RECIPROCA QUOTIDIANITA’ SE A UN CERTO PUNTO SI SA CHE FINIRA? CHE SENSO HA INSTAURARE UN RAPPORTO, DIVENTARE AMICI SE PRIMA O POI ANCHE QUEL CONTATTO SARA’ FINITO, INTERROTTO? CHE SENSO HA NUTRIRSI, COMPRARSI UNA MACCHINA, STUDIARE, LAUREARSI, CERCARE LAVORO, OTTENERE UN LAVORO E PRENDERE UNO STIPENDIO O NON GUADAGNARE UN CENTESIMO E METTERSI A FARE IL MENDICANTE? CHE SENSO HA ANDARE IN PALESTRA, TRUCCARSI, PARTECIPARE A UNA GARA, VINCERE, PERDERE? CHE SENSO HA RIEMPIRE LA VITA CON COSE DA FARE, DA VEDERE, DA PROVARE, DA TOCCARE, SAPENDO CHE POI NON LE POTREMO PIU’ RIVIVERE E CHE QUELLE COSE NON LE POTREMO FARE, VEDERE, PROVARE, TOCCARE PER SEMPRE? Tutto ha una fine. C’è una A e una Z. Persino l’alfabeto. Lettera maiuscola. Punto. A capo. Si ricomincia. Inizio. Fine. Inizio. Fine. Una linea. Un inizio e una fine. La vita è questa: una linea. E altre linee. Alcune parallele, altre perpendicolari e tangenti in uno o più punti della retta. La vita è una linea. Un punto all’inizio. Si nasce. Si parte. Si comincia. Un punto alla fine. Si muore. Si torna. Si finisce. Un po’ come noi, il nostro corpo, le nostre energie.
E allora se diventassimo consapevoli di tutto ciò, di queste scadenze, di questi capolinea, impareremmo ad apprezzare le cose, tutte le cose e soprattutto quelle che durano di meno, impareremmo ad accettare, a tollerare, ad amare. Saremmo meno frustrati. Ci sarebbero meno guerre. Ci sarebbe meno materialismo. Infatti che senso ha spendere o guadagnare tanto denaro se poi finisce quello ma possiamo finire noi prima? Noi ste cose non vogliamo accettarle. Vogliamo fare finta di essere onnipotenti, infiniti, senza limiti, senza pensare che effettivamente tutto, qualsiasi cavolata, ha un inizio e una fine proprio come la vita. Allora perchè soffrire, perchè farsi male, piangere, avvelenare l’anima? Per fortuna però finisce anche la sofferenza, il dolore, la rabbia, tutto passa si dice. Si, passa, finisce ma dentro resta. Lascia il segno, il marchio. Allora permettiamo anche alle cose belle di lasciare il segno. Ai miracoli, alla fede, alla serenità, ai sorrisi, alla gioia, all’allegria, agli attimi di positività. Diamo la possibilità a tutto ciò di restare, di lasciare il segno. Finiscono anche le cose belle, è vero. Ma meno male che finiscono anche quelle brutte, quelle cattive, quelle dolorose. Anche se sono lunghe e durature. Ricordiamoci che tutto ha una fine. Anche il male. Prima o poi finisce.
1 commento
Io ormai sono certo che l’ignoranza sia il più grande dei pregi che l’uomo possa avere. Se l’umanità ne fosse priva non so se il mondo sarebbe come lo descrivi, ma di certo sarebbe mooooolto diverso da come lo vediamo ora. Hai detto tutto in queste righe, ancora ieri mi sono soffermato a pensare alla fine di ogni cosa e ho provato ovviamente molto disagio, ormai è un pensiero frequente che mi accompagna da anni, ci convivo. Sono giovane, certi pensieri arrivano solo verso la fine della propria vita quando il traguardo è ormai visibile, eppure sento come se non avessi un’età precisa, 20,50,80 anni cosa sono in rapporto all’eternità? Sbagliato dire non pensarci, è solo un rimandare, la prima volta che mi successe ero un bambino nonostante fossi credente quel concetto mi sconvolse, la verità era quella non si poteva sfuggire dio o non dio. Mi diverto anche io certo, ma non scordo mai qual’è il punto finale di questo mio percorso. Credo anche che per noi mortali lo stato depressivo leggero che spesso risulta essere presente mentre si sviluppano certi pensieri non sia uno stato alterato della percezione umana come qualcuno direbbe, ma al contrario una sorta di messa a fuoco sul tutto senza alcuna influenza esterna. Uno stato alterato per me è invece essere euforico o felice, ovvero quando si è concentrati sul momento dove passato e futuro cessano momentaneamente di esistere, questo si che è anomalo e irreale ma per la società no. Insegnamo a tutti che il momento è prezioso e che il dopo è troppo tardi. Vivere di istinto ci farebbe regredire allo stato animale, ma non è forse questo il modo più naturale di vivere?