Parte da una stazione di cui non ricordo il nome, un treno scuro e fumoso difronte nel vagone seduto un uomo con gli occhi bassi rimaneva muto. Il viaggio iniziò e io felice volevo chiacchierare, ma l’occasione non veniva mai. Scrutai quel viso che ora alzato guardava fuori, bei lineamenti, una piega sulla fronte e una tristezza infinita ne addolciva i tratti. Curiosa provavo a indovinare il passato e il presente dell’uomo silenzioso, chissà tradito, cacciato, smarrito così nella notte verso un destino ignoto. Provai ad offrirgli del fumo, rompendo il ghiaccio con un breve saluto “Salve”. Volevo donargli aiuto, i miei occhi gli intimavano “Grida… dì qualcosa, non puoi morire qui davanti a me. Sai che il silenzio fa male.” Arrivò, il mio invito nel suo cuore, giunti in stazione eravamo lì sorseggiando un caffè, come due vecchi amici!!!
(Mirella Narducci)
1 commento
Grande Mirella,a volte e uno stato d’animo di noi tutti essere persi in sguardi vuoti e malinconici,dove molte volte chi ci e vicino prova ad offrirci quel caffè quella chiacchierata dove la malinconia di quell’attimo lascerebbe il posto alla speranza di chi ascolterebbe le nostre parole,ma in quello che hai scritto e la straordinarietà di come a volte affidiamo per un attimo i nostri dolori a perfetti sconosciuti che davanti ad un caffè e una sigaretta riusciamo a svuotare l’anima parche sappiamo dentro di noi che non avrebbe modo di ferirla…