Le lacrime, quelle bastarde ma che aiutano a svuotare il peso della sofferenza, lacrime, che cadono sul materasso, chiuso in camera nel silenzio dell’anima e il rumore del mondo, che si dissolvono nell’acqua del lavandino la mattina, che gocciolano nel pasto del pranzo, e alle volte, anche in quello della sera, lacrime di ferro che briciano gli occhi e iritano il viso, che macchiano i pantaloni quando sei sul bus, in una panchina in solitudine, che macchiano le scarpe mentre cammini, e scivolano da sotto gli occhiali da sole quando non vuoi farti vedere.
Le lacrime, quelle gocce salate dalla menzogna, dalla delusione, dall’ambandono e la paura di fallire, che viaggiano attraverso l’anima spinte dall’interno dal cuore che agita il sangue, che gonfia le vene, che sporcano il collo mentre abbracci la persona che ami, e che in quel momendo si sta allontanando, lacrime, vere, grosse, pesanti, che cadono sul pavimento e spaccano i timpani, lacrime che bagnano gli occhi, mentre ascolti l’odio, mentre guardi lo sguardo, di chi ti sta facendo soffrire, lacrime infinite, che se non fermate, creano il fiume della disperazione, annegando il respiro trasformandosi in un mare senza fine.
(Ejay Ivan Lac)