Un uomo scoprì l’arte di accendere il fuoco. Dopo questa scoperta, prese i suoi attrezzi e andò verso nord, sulle montagne, dove c’erano tribù che tremavano per il grande freddo e lì, cominciò a insegnare loro l’arte di accendere il fuoco.
Mostrò loro i vantaggi della sua scoperta: potersi riscaldare durante l’inverno, preparare i pasti, utilizzare il fuoco per costruire. Ed essi imparavano con entusiasmo. Quando ebbero imparato, lo scopritore dell’arte di accendere il fuoco si recò verso un altro luogo senza dar loro il tempo di ringraziarlo, perché era un grand’uomo.
Ai grandi uomini non importa come vengono ricordati o se si mostra loro gratitudine. Quindi, egli scomparve e si recò da un’altra tribù alla quale si mise a insegnare ad accendere il fuoco. Anche questa tribù si entusiasmò, ed egli divenne sempre più famoso.
I sacerdoti, allora, temendo che la loro popolarità diminuisse, decisero di sbarazzarsi di lui e lo avvelenarono. Per non insospettire il popolo che quella morte era causata da loro, i sacerdoti fecero Così: prepararono un ritratto di quell’uomo, lo misero sull’altare principale del tempio e dissero al popolo di venerare il grande inventore del fuoco. Sull’altare misero anche tutti gli strumenti utili per accendere il fuoco, perché tutti li venerassero.
Con il tempo elaborarono anche un rituale e una liturgia per le venerazioni degli strumenti e dello scopritore dell’arte di accendere il fuoco. Costui venne adorato e venerato per decenni e decenni, per secoli e secoli, ma non c’era più fuoco.
Dov’è la preghiera? Nel fuoco! Dov’è il fuoco? Nella preghiera! Sta proprio lì. Ciò che voi fate per trovare il fuoco è preghiera. Pregate per settimane, mesi e anni, ma restate senza fuoco. Niente preghiera, niente preghiera. Molta buona volontà, ma niente preghiera.