Quella sera mi guardò negli occhi, e mi fece tacere poggiando il suo dito sopra le mie labbra, disse che non aveva voglia di parlare, e che io non avevo più nulla da dire, seduti sul divano si avvicinò a me, sbottonandomi lentamente la camicia, la luce soffusa accarezzava la nostra pelle, calda e sudata dal clima dell’estate torrida, mi sdraiai sul suo divano, i suo capelli sfioravano come petali il mio petto, e con la punta della sua lingua cominciò a scrivere il suo nome sopra di me, inciso a caldo, sopra le mie cellule, per immortalare la sua bellezza nel tempo della mia esistenza, profumata e delicata, come una disegnatrice disegnava cerchietti di passione, ero il suo foglio, ero la finestra della sua immaginazione, mentre accarezzavo i suoi capelli lei rimaneva in silenzio, cominciò ad assaggiarmi, ed io mi sentivo eccitato, il sangue lasciava la mia mente, concentrandosi in un punto solo, chiudendo i miei occhi restando soffocato dalla sua perversione, mi coccolava con la sua bocca, assaporando una parte di me nascosta, riscaldandomi e bagnandomi, quella sua voglia contorta, che mi fece esplodere il cuore in quella notte bollente e sporca.
(Ejay Ivan Lac)