La notte scorsa dicevo fra me:
‘La coscienza fisica di una pianta
nel cuore dell’inverno
non è orientata verso l’estate trascorsa,
ma verso la primavera ventura.
La memoria fisica di una pianta
non è dei giorni che non sono più
ma dei giorni che saranno.
Se le piante sono certe
di una primavera ventura,
attraverso la quale
emergeranno dai propri germogli,
perché non dovrei io, pianta umana,
essere certo di una primavera a venire,
in cui raggiungerò la mia pienezza?’
(da una lettere a Mary Haskell New York, 29 gennaio 1915)