«Forse il problema è proprio questo. Ho paura di stare al mondo.»
«Io credo che lei debba essere fiducioso. Quando una situazione migliora, cioè cambia, gli scossoni si sentono. È normale che a qualche giorno di vera e propria euforia seguano momenti meno euforici. Nel nostro lessico si parla di momenti disforici. Quando arrivano è un po’ come finire sotto un’onda. La
regola fondamentale è non farsi prendere dal panico, non fare resistenza perché è inutile, e aspettare che passi.»
«Passa?»
«Quasi sempre. Lei del resto dovrebbe sapere bene com’è, finire sotto una grande onda.»
«Si perde del tutto il senso della posizione. Non sai dov’è il sopra e dov’è il sotto. Non hai più nessun controllo dei movimenti e del tuo stesso corpo.»
«Come se le regole dello spazio fossero sospese?»
«Sì, è esatto. Come se le regole dello spazio venissero sospese» ripeté lentamente Roberto.
«E come si fa a venirne fuori?»
«Bisogna aspettare che passi.»
«Appunto. È la stessa cosa. A volte, se l’onda è particolarmente grande, se la caduta è stata violenta, immagino che un aiuto torni utile.»
«Sì. Io però me la sono sempre cavata da solo. Anche se qualche volta è stata dura.»
«Pensa che ci sarebbe riuscito con qualsiasi onda?»
«No, ha ragione. Ci sono casi in cui non puoi farcela senza una mano. E a volte si annega comunque, nonostante l’aiuto. Successe una volta a un ragazzo che conoscevo.»
«A volte capita, sì. Purtroppo e nonostante gli sforzi di chi vorrebbe dare soccorso.»
«Comunque è proprio come ha detto lei. Bisogna lasciarsi andare all’onda, quando prende, senza andare in panico. Dopo qualche secondo, quasi sempre, il mondo ritorna al suo posto.»
GIANRICO CAROFIGLIO, IL SILENZIO DELL’ONDA