Io che fui tuo figlio,
nei tuoi profondi ed oscuri abissi concepito,
dai tuoi eterni flussi e riflussi nato.
Culla primordiale di vita tu fosti
moto perpetuo del mondo,
sua linfa, suo sangue.
Per madre ebbi l’infinito turchino del cielo
che con te ancora si sposa, in rinnovato amore,
là dove lo sguardo si perde e si confonde
in sognante incanto.
Di fronte a te, o padre, ora mi ergo,
dopo anni d’assenza
e in rispettoso silenzio contemplo
la tua maestosa ed eterna bellezza,
che ancora una volta mi ricorda
quanto vana sia la mia fugace
ed incerta esistenza.
Figlio del mare di Xavier Wheel
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