ECONOMIA CLASSICA
In 3 secondi
Adattandosi in fretta, il mercato garantisce equilibrio, stabilità e prosperità.
Approfondimento
Questa scuola di pensiero pone grande enfasi sulla capacità dei mercati di adattarsi da sé agli shock economici. Tuttavia, le periodiche crisi economiche mettono in dubbio la reale rapidità di adattamento dei mercati. Più che un equilibrio stabile, queste crisi evidenziano potenziali gravi disequilibri. Quali spiegazioni e soluzioni a questi problemi suggerisce la scuola classica del pensiero economico? Il mercato, da solo, è in grado di sostenere l’equilibrio, la stabilità e la prosperità? Oppure è necessario l’intervento governativo?
Teoria in 30 secondi
Nelle sue opere, risalenti al XVIII secolo, Adam Smith sosteneva che il naturale funzionamento del mercato avrebbe sempre garantito stabilità e prosperità. Per Smith, il mercato soddisfa la naturale inclinazione dell’uomo “al baratto, allo scambio e alla permuta”, mentre la “mano invisibile” concilia queste attività individuali in modo da mantenere l’equilibrio. Riunendo tutte le transazioni degli individui, il mercato ne racchiude anche le risposte razionali ai momenti di crisi e reagisce rapidamente agli shock senza bisogno di interventi governativi. Le politiche dello stimolo non fanno che limitare la capacità del mercato di arrivare a un nuovo equilibrio, perché in tempi di crisi stimolano artificialmente i guadagni e sostengono un equilibrio sempre più instabile. Queste politiche gravano sui contribuenti e non fanno che rimandare il problema. Robert Lucas Jr. ha recentemente applicato questa visione all’impatto della politica economica, sostenendo che le “aspettative razionali” degli individui verso una data politica influiscono sulle loro reazioni, determinando l’impatto della politica stessa. Quest’ultima, dal canto suo, non può indurre una reazione o un’altra; al contrario, solo la credibilità del governo permette alla politica di modificare il comportamento individuale rispetto a quello indotto dall’aggiustamento del mercato.
Donald Marron , ECONOMIA IN 30 SECONDI
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IPOTESI DELL’INSTABILITA’ FINANZIARIA
In 3 secondi
La stabilità rende avventati: si presta eccessivamente e si contraggono debiti più ingenti di quelli che si possono onorare. E i default che ne conseguono causano una crisi finanziaria.
Approfondimento
La teoria di Minsky sembra particolarmente adatta a spiegare la crisi finanziaria della fine del primo decennio di questo secolo. A fronte del continuo aumento dei prezzi delle case, i consumatori hanno stipulato mutui che potevano ripagare solo con la rivalutazione del prezzo dell’immobile. Gli istituti di credito sono diventati più aggressivi, offrendo prestiti rischiosi, non solo i mutui “subprime”, ma anche prestiti ad altre aziende. Quando i debiti hanno iniziato ad andare insoluti, i prestiti, da macchine da profitto quali erano, si sono trasformati in vere condanne a morte per chi li aveva concessi.
Teoria in 30 secondi
La recente crisi finanziaria è stata provvidenziale per la fama postuma di Hyman Minsky , un economista che, in vita, è sempre rimasto ai margini. Minsky sosteneva che le crisi finanziarie sono endemiche nel capitalismo. Esse insorgono perché in tempi di prolungata prosperità si tende a concedere e a richiedere prestiti in maniera più sconsiderata. In ragione di ciò, nel sistema finanziario si creano delle bolle speculative. Mentre prima a chiedere denaro in prestito erano i cosiddetti hedge borrowers, cioè persone in grado di ripagare sia il capitale sia gli interessi con i propri guadagni, col passare del tempo si è passati alla figura dello speculative borrower o del Ponzi borrower, i quali sono in grado di ripagare con i propri guadagni solo gli interessi, e a volte nemmeno quelli, tanto che spesso si trovano a dover vendere i propri beni per pagare i debiti. Il problema è che, così facendo, l’intero sistema rischia di affondare: con l’avvento dello speculative borrower e del Ponzi borrower la quantità di debito nel sistema lievita finché non diventa chiaro che non può essere ripagato e che qualcuno dovrà pagare il prezzo di questa insolvenza sistemica. I debitori diventano insolventi, i prestatori contraggono il credito e tutto questo porta l’economia alla recessione.
Donald Marron , ECONOMIA IN 30 SECONDI
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MANO INVISIBILE
In 3 secondi
Per creare più ricchezza, basta pensare a se stessi.
Approfondimento
Sembra piuttosto semplice, ma funziona veramente? Non sempre. Persino Adam Smith riconosceva che l’interesse personale per la creazione della ricchezza aveva dei limiti e riteneva che il governo dovesse entrare in azione per proteggere la proprietà privata e fornire beni pubblici, come le strade. Si consideri l’esempio dei beni ambientali: la teoria di Hardin della “tragedia dei beni comuni” dimostra che quando diversi attori, usando una risorsa condivisa, perseguono un guadagno individuale, la risorsa si esaurirà, a meno che non vengano messi in campo forti diritti di proprietà.
Teoria in 30 secondi
Un macellaio non vende carne per altruismo; taglia e affetta per trarne un profitto. Ma per vendere la carne deve fare attenzione a ciò che vogliono i suoi clienti. Così, per perseguire la ricchezza, il macellaio serve i bisogni della società, e in un’economia di mercato, almeno secondo Adam Smith, la maggior parte delle persone si comporta allo stesso modo. In altre parole, quando gli individui possono scegliere liberamente cosa produrre, la “mano invisibile” della concorrenza guida lo scambio di beni e servizi in modo tale che l’avidità personale porti al guadagno collettivo. Per esempio, quando gli imprenditori vogliono aumentare il volume di affari, abbassano i prezzi. Si tratta di un processo dinamico favorevole a tutti, che si autoregola e si adatta automaticamente. Smith usava questa teoria per criticare la regolamentazione statale e il protezionismo in un’economia di mercato, anche se, affinché la mano invisibile funzioni a dovere, la società deve avere forti diritti di proprietà, codici legali e morali, e scambio di informazioni. Smith viene spesso considerato, e a ragione, il “padre dell’economia”. La sua teoria della mano invisibile, spiegata ne La ricchezza delle nazioni del 1776, guidò l’economia classica per oltre 150 anni e informa ancora oggi il dibattito economico.
Donald Marron , ECONOMIA IN 30 SECONDI