Io mi devo dire sempre: “Non so, non so”, e contemporaneamente devo essere presente. Quindi il mio lavoro, l’unico, è purificare lo sguardo, guardare senza alcuna intenzione.
Lo sguardo è la secrezione dell’occhio. Una sostanza più sottile del Sé. Ecco perché nella mistica di tutti i popoli e di tutti i tempi, l’evento supremo era la contemplazione, ovvero guardare senza nessuna intenzione.
E poi guardare, ancora, guardare ancora, poi guardare, guardare ancora. Affinché guardando tu ti accorga che dentro di te non c’è niente, solo un grande vuoto. E poi guardare, ancora, e poi guardare ancora. Questa è l’essenza di tutto il taoismo, perché l’occhio può trasformare il mondo, il nostro mondo, tutto il mondo.
Io devo mettere a fuoco lo sguardo, devo posizionarlo bene. “Sto vedendo bene?” mi devo chiedere. Noterete che molte volte non si “vede chiaramente” perché il nostro sguardo è sempre pieno di intenzioni, di ricordi… Lo sguardo è sempre pieno di qualcosa del passato. Tant’è che in genere la prima cosa che si fa quando viene un dolore, è di cercare la causa. Ma lo sguardo non vuole questo. Assolutamente!
Nietzsche considera “folle” chi cerca di ragionare secondo il principio di causa ed effetto: “‘Causa ed effetto’! – Su questo specchio – e il nostro intelletto è uno specchio – succede qualcosa che mostra con regolarità come ogni volta una determinata cosa segue di nuovo un’altra determinata cosa, questo, quando lo percepiamo e vogliamo dargli un nome, noi lo chiamiamo causa ed effetto, noi folli! Come se noi qui avessimo compreso e potessimo comprendere una qualsiasi cosa! Infatti non abbiamo veduto nient’altro che le figure di ‘cause ed effetti’! Ed è proprio questa figuratività che rende anzi impossibile penetrare con lo sguardo in una più essenziale connessione…”.
È lo sguardo il mio potere. Non c’è niente, niente che deve rimanere. Solo lo sguardo. Più lo sguardo guarda, più non conosce la causa da dove proviene il dolore, più lo disintegra. Lo disintegra!
L’unica cosa che serve fare nella vita è evitare di riflettere sui dolori.
Dobbiamo accoglierli e guardarli. E Basta.
Le soluzioni migliori della nostra vita affiorano in momenti di scarsa coscienza e di grande presenza. Presenza vuota.
La presenza vuota è la sostanza più potente che possediamo.
Io devo essere vuoto. Devo essere presente e vuoto. Allora tutto è possibile!
Non decidere, osserva
Io mi devo dire sempre: “Non so, non so”, e contemporaneamente devo essere presente. Quindi il mio lavoro, l’unico, è purificare lo sguardo, guardare senza alcuna intenzione.
Lo sguardo è la secrezione dell’occhio. Una sostanza più sottile del Sé. Ecco perché nella mistica di tutti i popoli e di tutti i tempi, l’evento supremo era la contemplazione, ovvero guardare senza nessuna intenzione.
E poi guardare, ancora, guardare ancora, poi guardare, guardare ancora. Affinché guardando tu ti accorga che dentro di te non c’è niente, solo un grande vuoto. E poi guardare, ancora, e poi guardare ancora. Questa è l’essenza di tutto il taoismo, perché l’occhio può trasformare il mondo, il nostro mondo, tutto il mondo.
Io devo mettere a fuoco lo sguardo, devo posizionarlo bene. “Sto vedendo bene?” mi devo chiedere. Noterete che molte volte non si “vede chiaramente” perché il nostro sguardo è sempre pieno di intenzioni, di ricordi… Lo sguardo è sempre pieno di qualcosa del passato. Tant’è che in genere la prima cosa che si fa quando viene un dolore, è di cercare la causa. Ma lo sguardo non vuole questo. Assolutamente!
Nietzsche considera “folle” chi cerca di ragionare secondo il principio di causa ed effetto: “‘Causa ed effetto’! – Su questo specchio – e il nostro intelletto è uno specchio – succede qualcosa che mostra con regolarità come ogni volta una determinata cosa segue di nuovo un’altra determinata cosa, questo, quando lo percepiamo e vogliamo dargli un nome, noi lo chiamiamo causa ed effetto, noi folli! Come se noi qui avessimo compreso e potessimo comprendere una qualsiasi cosa! Infatti non abbiamo veduto nient’altro che le figure di ‘cause ed effetti’! Ed è proprio questa figuratività che rende anzi impossibile penetrare con lo sguardo in una più essenziale connessione…”.
È lo sguardo il mio potere. Non c’è niente, niente che deve rimanere. Solo lo sguardo. Più lo sguardo guarda, più non conosce la causa da dove proviene il dolore, più lo disintegra. Lo disintegra!
L’unica cosa che serve fare nella vita è evitare di riflettere sui dolori.
Dobbiamo accoglierli e guardarli. E Basta.
Le soluzioni migliori della nostra vita affiorano in momenti di scarsa coscienza e di grande presenza. Presenza vuota.
La presenza vuota è la sostanza più potente che possediamo.
Io devo essere vuoto. Devo essere presente e vuoto. Allora tutto è possibile!
Non decidere, osserva!
Raffaele Morelli – Le piccole cose che cambiano la vita