Le famiglie felici si somigliano sempre l’una con l’altra: ogni famiglia infelice lo è in un modo particolare.
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Non c’era nessuna risposta, altro che quella che la vita dà a tutte le questioni più complicate e insolubili. E la risposta è questa: bisogna vivere secondo le necessità della giornata, cioè, dimenticare. Dimenticare nel sogno non è più possibile, almeno finché venga la notte: impossibile ora tornare a quella musica che cantavano le donne-ampolle; dunque bisogna dimenticare nel sogno della vita.
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– Per me siete ripugnante, abbietto – urlò lei, riscaldandosi via via che parlava. – Le vostre lacrime sono acqua. Non mi avete mai amata, non avete né cuore né generosità. Per me siete un essere turpe, obbrobrioso… Mi siete diventato estraneo, sì, assolutamente estraneo – e pronunziò quella parola estraneo, che per lei era tremenda, con lo strazio e la rabbia nella voce.
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Egli la guardò e l’esasperazione che le era dipinta in viso lo sorprese e lo spaventò. Non capiva che era stata quella pietà che egli le aveva dimostrato che l’aveva irritata così. Aveva veduto soltanto pietà, non amore in lui. «Mi odia, non perdonerà», pensò Stepan Arkad’evič, e proruppe: – È terribile, terribile!
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Levin arrossì a un tratto, ma non come arrossiscono le persone adulte, appena appena, quasi impercettibilmente, ma come arrossiscono i bambini quando capiscono che si ride della loro timidezza, e allora s’intimidiscono e arrossiscono ancora di più, quasi fino alle lacrime. Ed era così penoso vedere quel viso intelligente, virile, ridotto in quello stato di bambino, che Oblonskij smise di guardarlo
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Levin era innamorato, e perciò gli pareva che Kitty fosse tale una perfezione per ogni riguardo, una creatura tanto più alta di ogni altra sulla terra, e lui un essere così inferiore, così nullo che non poteva ammettere il pensiero che ella stessa e gli altri lo credessero degno di lei.
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Dopo aver passato due mesi a Mosca come in un sogno, vedendo quasi ogni giorno Kitty in società, dove egli aveva cominciato ad andare per incontrarsi con lei, a un tratto decise che la cosa non poteva essere e partì per la campagna.
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La convinzione di Levin che la cosa non potesse farsi era basata sull’idea che i genitori di lei dovessero trovarlo un partito non conveniente, non degno della deliziosa Kitty e che Kitty stessa non potesse amarlo. Agli occhi dei genitori egli non aveva una carriera definita, né una posizione mondana, mentre i suoi compagni, i suoi coetanei, erano chi colonnello e aiutante di campo dell’imperatore, chi professore d’università, chi direttore di banca, chi aveva un alto posto nelle ferrovie, chi era presidente di tribunale, come Oblonskij: e lui invece doveva apparire agli altri, lo sapeva bene, un semplice proprietario che si occupava dell’allevamento delle vacche, della caccia alle beccacce, di costruzioni, cioè un giovanotto senza qualità personali, incapace a tutto, e che faceva quello che fanno coloro che non hanno saputo trovare una via.
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La deliziosa Kitty, nel suo nimbo di mistero, non poteva amare un uomo brutto come lui si credeva di essere, e specialmente un individuo qualunque, buono a nulla.
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Scese, evitando di guardarla come si evita di guardare il sole, ma la vedeva come si vede il sole anche senza guardarlo.
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Che vuoi? Il mondo è fatto così.
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– Il mio solo conforto è quella preghiera che ho amata sempre: «Perdonami, non secondo i miei peccati, ma secondo la tua misericordia». E soltanto così lei mi può perdonare.
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– Ecco, vedi, tu sei un uomo tutto d’un pezzo – disse Stepan Arkad’evič. – È la tua grande qualità e il tuo difetto. Hai un carattere intero e vorresti che la vita fosse tutta d’un pezzo come te, e questo non è. Disprezzi il servizio dello Stato perché vorresti che l’attività dell’uomo avesse sempre uno scopo preciso, e questo non è. Vorresti che l’amore e la vita coniugale fossero una cosa sola, e questo non è. Tutta la varietà, tutta la gioia, tutta la bellezza della vita sono formate di ombra e luce.
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Riconosco i cavalli ombrosi dalla marca e gl’innamorati dagli occhi
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– Che bella età è la vostra! – riprese Anna. – Mi ricordo quella nebbia azzurra che somiglia a quella che appare sulle montagne della Svizzera. Si vede tutto attraverso quella nebbia nell’età beata che è al termine della fanciullezza, dove pare che tutto debba essere così bello!… Chi non ha camminato attraverso questa nebbia?…
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Romanzi – Vol. 2: Anna Karenina; La Felicità Familiare; La Sonata a Kreutzer Lev Tolstoj |