Era un viale stretto, e pensavo a quando l’avrei rivista, la serata era stata stupenda, tra amici e birra, ma quella sera, pensavo a lei…
Non la vedo da molto, quando penso a quante cose ho sbagliato mi pento e mi vergogno, mentre la nebbia scendeva e il freddo bagnava il terreno, pensavo, che se l’avrei incontrata, accennavo un timido saluto, per poi proseguire dritto…
Ed eccola arrivare dal fondo, avrei potutto incontrarla con un gruppo di amici, ma era sola, questo mi metteva difficoltà, perchè il viale era stretto e le nostre braccia si sarebbero scontrate, si fermò davanti a me, io la guardai e la salutai, lei fece altrettanto, e mi chiese come stavo…
In quel momento mi tremava il cuore, e non era il freddo del tempo, ma il ghiaccio della sua distanza, e sapevo che, se in quel momento non la prendevo per mano e l’avrei abbracciata, sarei potutto morire con l’anima congelata, così gli dissi che stavo bene, gli presi la mano e mi avvicinai al suo viso, e dissi “Tu come stai?
Mentre la nebbia aumentava e il freddo ci congelava il viso, misi le mie mani sulle sue guancie, guardandola negli occhi appogiando la fronte sulla sua, con un sussurro delle mie labbra, e la mia voce tremante dissi “mi manchi troppo, ma prima di stanotte non volevo dirtelo più” lei mi chiese perchè, ed io risposi che avevo paura di dire qualcosa che non avrebbe avuto nessun effetto…
Mentre i suoi occhi mi guardavano, la sua figura divenne sempre più trasparente, la nebbia coprì la sua immagine, mentre le sue labbra mi parlavano ma, io, non sentivo nulla.
E lì che mi svegliai nel mio letto…
Con il freddo delle classiche mattine d’inverno, e quel pensiero che ti rimane, ogni volta che rivedi qualcosa a cui tieni dopo tanto tempo…
Avrò il coraggio di fare la stessa cosa dal vivo?
(Ejay Ivan Lac)