Ma cosa spinge l’uomo a questa incessante ricerca della propria metà?
Ricordo,come fosse oggi il sorriso sulle labbra di mio nonno quando mi poneva questa domanda, i miei occhi si accendevano ,sapevo che sarebbe cominciata una delle mie storie preferite….
L’ uomo è alla ricerca costante di un obbiettivo: il raggiungimento della felicità della serenità e della completezza in amore. Un viaggio diretto dunque, verso ciò che viene definita l’anima gemella.
Platone nel simposio narra di tre generi : la donna che discende dalla terra, l’uomo dal sole e l’androgino dalla luna.
Gli androgini erano individui particolari composti da uomo e donna uniti in un unico corpo, pertanto esseri perfetti. Avevano una forma rotonda, quattro gambe e quattro braccia e due teste.
Finchè accanto avevano la propria metà, la vita degli androdini trascorreva in tutta serenità, essi non avevano bisogno di altro se non di quell’amore che solo la loro metà era in grado di dargli .
Ma… la loro felicità non era destinata a durare in eterno.
Zeus e gli altri Dei,sopraffatti dall’invidia del loro benessere e della loro perfezione , decisero di dividerli in due parti distinte, per sempre.
Le due parti ormai divise,cominciarono a cercarsi ininterrottamente per colmare quel vuoto,con la speranza di potersi ricongiungere a quell’antica perfezione.
Sin dai tempi lontani ,ognuno di noi compie quell’incessante viaggio verso ciò che prende il nome di amore ,ovvero quella metà perfetta che ci rende completi che in origine ci è stata tolta ingiustamente. Per ciascuna persona ne esiste dunque un’altra che le è complementare.
Mio nonno mi spiegava che quando una metà incontra l’altra, si prova una straordinaria emozione,un’intesa perfetta, una sensazione di benessere assoluto,una felicità ineguagliabile, un amore puro ,non si può più vivere senza la propria metà, nemmeno un istante. Queste persone vivono fianco a fianco tutta la vita e si appartengono gli uni agli altri.
È’ per questo nonna che quando il nonno è diventato un angelo hai smesso di vivere?
Elisa M.