Appena uscirono dalla caffetteria, Maria do Ceu prese per mano l'amica e staccò una corsa tirandosela dietro. – Ma che sei matta?- le gridò Cidàlia. -Vieni voglio fare una cosa!- rispose Maria do Ceu correndo ancora più veloce. Andarono così fino a che Maria do Ceu non incontrò una di quelle cabine dove si fanno le fotografie formato tessera, allora si fermò e ci entrò dentro trascinandosi Cidália ormai senza fiato e subito si sedette sullo sgabello intanto che Maria do Ceu chiudeva la tendina.
-e adesso?- chiese Cidália.
– adesso ci facciamo le fotografie.
– tu sei proprio tutta matta, disse scoppiando a ridere.
e accaldate com'erano, rosse in volto, senza aspettare nemmeno un istante, cercarono nei loro portafogli le monete. Quattro scatti, uno di seguito all'altro, le immortalarono con i volti incollati, guancia a guancia. E mano a mano che i flash le illuminavano, loro ridevano sempre più istericamente, come travolte, per poi precipitarsi fuori ad aspettare le fotog
rafie.
Allora? – chiese Cidália senza più aria nei polmoni per la corsa e tutto quel ridere sfrenato..
Aspetta – disse Maria do Ceu- aspetta e basta.
Restarono lì, davanti a quella grata ancora vuota , in attesa di veder scendere le quattro foto una attaccata all'altra, che poi, un vento artificiale e caldo avrebbe asciugato in fretta.
Ma intanto che aspettavano il vento s'era alzato veramente, e da sudate che erano stavano diventando fredde e si passavano le mani sulle braccia mentre il corpo, sotto gli abiti, era ancora tutto bagnato. Non dicevano niente, solo si guardavano e ridevano. Poi le fotografie scesero di spalle , spinte contro la grata e restarono in bilico, quasi in piedi.
Maria do Ceu le prese in mano.
– Che faccia ho?- chiese mostrandole all'amica.
– Che faccia vuoi avere? le rispose Cidália. – La tua di sempre.
– Ti sbagli, ho tutta un'altra faccia. E queste fotografie le ho fatte perchè mi voglio ricordare. E' un giorno speciale!
ROMANA PETRI, OVUNQUE IO SIA