-Cosa stai facendo,papà?-
-Fotografo il mondo.- gli rispose con la digitale in mano.
-Papà,cos’è il mondo?- chiese il bimbo mettendosi sulle sue ginocchia.
-Quello che è nascosto agli occhi di molti.-posò la macchina fotografica e lo abbracciò.-Devi sapere che il mondo è come una scatola.Per vederne ogni angolo devi esplorarlo ovunque,anche dove non vedi nulla.-Il papà prese il suo bimbo in braccio e se lo mise sulle spalle.-Per guardarlo tutto devi stare in alto e poi scendere ad abbracciarlo.Il mondo è quel posto dove tutti vogliono esserci ma nessuno vuole viverci.-
-E cosa si può fare per viverci?-gli domandò il bimbo sentendo il vento sul suo volto.
-Puoi cominciare a guardare quello che non c’è.-il papà si prese una pausa di silenzio.-Anche quando è buio,l’unica luce a farti strada è quella del tuo cuore.-
-Tu l’hai mai fatto papà?-
Il papà non rispose.Lacrime calde gli girarono negli occhi mentre davanti a lui si stendeva una grande croce fatta con le pietre e su ogni sasso il nome di un bimbo.
-E’ ora di andare a casa.- gli disse con la voce strozzata.
Il bambino scese dalle spalle del suo papà.
-Forse i miei occhi servono a qualcuno che non sa vedere con il cuore.-sorrise avvolto nel buio del mondo ma non dell’anima,mentre la sua mano scura abbracciava quella bianca dell’uomo accanto a sé.-Ti porto a casa,papà.-
(Alessia Auriemma)
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