C’era un momento,da bambina,in cui aspettavo il Capodanno con ansia.Perchè potevo accendere le stelline che il mio papà mi portava.Uscivamo insieme sul terrazzo e lì coloravo di scintille il mio ultimo giorno dell’anno.Era come vivere una seconda notte di San Lorenzo.Non ho mai chiesto desideri eclatanti.Il dono che volevo per gli altri 365 giorni che mi aspettavano, era poter continuare ad abbracciare tutte le persone che amavo.Alla fine di un altro anno che correva veloce,volevo poter prendere per mano il mio papà,accendere la mia stellina e fermare quel momento.Avevo bisogno di stringerlo forte prima che partisse,così da farmi bastare quel segno delle sue braccia per i mesi a seguire.Con le lacrime agli occhi e la gioia di sapere che lui avrebbe stretto altri bambini.Bambini meno fortunati di me,che avrebbero acceso una candela e pregato di conoscere qualcuno che imparasse ad amarli nonostante il colore della loro pelle.Quei bambini che papà portava sempre nei suoi occhi e tra le mie braccia.
(Alessia Auriemma)