Gocce di sangue, che camminano sulla pelle, pendono verso il basso, per poi arrivare al confine del nostro corpo, e cadere a terra, gocce di sangue, che bruciano, graffiano, non accennano a fermarsi neanche con un panno.
Sangue che puzza di stanchezza, sangue, che si ramifica sul pavimento, scorre sui muri e nutre le piante che trova nel suo percorso, in ginocchio, a terra, con quel grido di rabbia che distrugge ogni vetro, ogni cristallo, come gas, accende quel fiume rosso, divampando fiamme, divampando dolore.
Gocce di sangue, che danno fuoco ad ogni muro, ad ogni persona che ci cammina accanto o che passa di sfuggita sulla nostra strada, lo sguardo dei nostri occhi di fronte a questa distruzione, un sorriso di soddisfazione e ci sentiamo liberi, liberi di continuare, perché non esisterà nessuna pioggia, nessuna folata di vento a spegnere l’inferno dentro di noi, che non va dominato con false speranze, ma spento, sfogando tutta la sua rabbia.
(Ejay Ivan Lac)