Per sprigionare la forza è necessario restare calmi e rilassati, permettendo al centro di gravità di affondare verso il basso …”
T. Horvitz, S. Kimmelman, H.H. Lui, “Tai Chi Chuan”
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Il Tai Chi è un ritorno, un ritorno a casa, un ritorno alla casa che ognuno ha sempre abitato, ma che forse non ha mai conosciuto a fondo: il proprio essere.
Il Tai Chi è un ritorno al proprio centro, un ritorno all’equilibrio originario, alla perfezione e alla semplicità originarie.
Xavier: “Dunque, è questa la meta? E quando vi si arriva, cosa succede?”
Quando vi si arriva, ci si accorge che la meta non è più tale. La meta si è trasformata in un punto di partenza
G. Urselli, “Tai Ji, Danzare La Vita”, Infinito Editori, Torino.
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太极拳术十要 (tàijíquán shù shí yào)
I 10 principi essenziali del taijiquan
杨澄甫口授 (Yáng Chéngfǔ kǒushòu) trasmessi oralmente da Yang Chengfu
陈微明笔录 (Chén Wēimíng bǐlù) trascritti da Chen Weiming
traduzione italiana di Roberta Lazzeri dalla traduzione inglese di Jerry Karin
1. 虚灵顶劲 (xū líng dǐng jìn) Vuoto, vivo, spingente verso l’alto ed energetico1
“Spingere verso l’alto ed energetico” significa che la posizione della testa è eretta ed allineata e lo spirito (神 shén) affluisce fino alla sommità. Evitate l’uso della forza, altrimenti la nuca si irrigidisce e il qi e il sangue non possono circolare liberamente. Dovete avere un’intenzione vuota, viva (o libera) e naturale. Senza un’intenzione vuota, viva, spingente verso l’alto ed energetica, non sarete in grado di innalzare il vostro spirito.
2. 含胸拔背 (hán xiōng bá bèi) Incassare il torace e estendere la schiena
La frase “incassare il torace” significa che il torace è leggermente spinto verso l’interno, cosa che favorisce la discesa del qi nel campo del cinabro (丹田, dāntián). Il torace non deve essere gonfio. Così facendo il qi si blocca nella regione toracica, la parte superiore del corpo diventa pesante e la parte inferiore leggera, e i talloni perdono facilmente l’aderenza al terreno. “Arrotondare la schiena” fa sì che il qi aderisca ad essa. Se sarete capaci di incassare il torace, allora vi sarà naturale arrotondare la schiena. Se siete in grado di arrotondare la schiena, allora potrete emettere una forza dalla spina dorsale alla quale nessuno potrà opporsi.
3. 松腰 (sōng yāo) Rilassare la vita
La vita è il comandante di tutto il corpo. Solo quando sarete capaci di rilassare la vita, allora le gambe acquisteranno forza e la parte inferiore del corpo sarà stabile. L’alternanza di vuoto e pieno deriva dalla rotazione della vita. Da qui il detto: “La sorgente del destino dipende dal sottile interstizio della vita”2. Ogni volta che c’è una mancanza di forza nella vostra forma, cercatela nella vita e nelle gambe.
4. 分虚实 (fēn xū shí) Distinguere il vuoto dal pieno
La prima regola nell’arte del taijiquan è distinguere il pieno e il vuoto. Se tutto il peso del corpo è sulla gamba desta, allora si dice “piena” e la sinistra “vuota”. Se l’intero peso del corpo è sulla gamba sinistra, allora si dice che la sinistra è “piena” e la destra è “vuota”. Solo dopo che sarete capaci di distinguere il pieno e il vuoto i vostri movimenti di rotazione saranno leggeri, agili e quasi senza sforzo; se non sarete in grado di fare questa distinzione, allora i vostri passi saranno pesanti e lenti, non sarete capaci di mantenere l’equilibrio e sarà facile per un avversario controllarvi.
5. 沉肩坠肘 (chén jiān zhuì zhǒu) Abbassare le spalle e lasciar cadere i gomiti
Abbassare le spalle significa che le spalle sono rilassate, aperte e lasciate scendere verso il basso. Se non riuscite a rilassarle verso il basso, le spalle si alzeranno e allora il qi le seguirà e andrà in alto, provocando una mancanza di forza in tutto il corpo. Far cadere i gomiti significa che i gomiti sono rilassati verso il basso. Se alzate i gomiti, allora non potrete abbassare le spalle. In tal modo non potrete spingere nessuno molto lontano. È come l’energia “sezionata” delle arti marziali esterne3.
6. 用意不用力 (yòng yì bù yòng lì) Usare l’intenzione e non la forza
I classici del taiji dicono: “Questa è assolutamente una questione di intenzione piuttosto che di forza”. Quando praticate taijiquan lasciate l’intero corpo rilassato ed esteso. Non impiegate neppure una minima parte di forza bruta, che causerebbe blocchi muscoloscheletrici o circolatori, con il risultato di trattenervi ed inibirvi. Soltanto allora sarete capaci di cambiare, trasformare e ruotare con leggerezza e agilità. Qualcuno potrebbe chiedersi: se non uso la forza, come posso produrre forza? La rete dei meridiani dell’agopuntura e i canali che percorrono il corpo sono come i corsi d’acqua sulla superficie della terra. Se i corsi d’acqua non sono bloccati, l’acqua circola; se i meridiani non sono ostruiti, il qi circola. Se muovete il corpo con forza e rigidità, l’energia nei meridiani ristagna, qi e sangue sono ostruiti, i movimenti non sono agili; basta che qualcuno vi tocchi che tutto il vostro intero corpo sarà mosso. Se usate l’intento, piuttosto che la forza, dovunque l’intenzione va, là va il qi. In questo modo – perché il qi e il sangue scorrono, circolano ogni giorno nell’intero corpo, mai ristagnando – dopo molta pratica, otterrete una reale forza interna. Questo è quello che vogliono dire i classici del taiji con “Solo essendo estremamente morbidi, sarete capaci di raggiungere una estrema durezza”. Chi è veramente esperto nel taiji ha braccia che sembrano seta avvolta attorno al ferro, immensamente pesanti. Chi pratica le arti marziali esterne, quando usa la sua forza, sembra molto potente. Ma quando non usa la forza, è molto leggero e instabile. In questo modo possiamo vedere che la sua forza è veramente esterna, o forza superficiale. La forza usata dai praticanti di arti marziali esterne è particolarmente facile da guidare o deviare, quindi non è di molto valore.
7. 上下相随 (shàng xià xiāng suí) Coordinare la parte superiore e inferiore del corpo
Nei classici del taiji “Sincronizzare le parti superiore e inferiore del corpo” si esprime come: “Con le radici nei piedi, lanciata dalle gambe, governata dalla vita, si manifesta nelle mani e nelle dita – dai piedi alle gambe alla vita – tutto unito in un solo impulso”4. Quando le mani si muovono, la vita si muove e le gambe si muovono, lo sguardo si muove con loro. Soltanto allora possiamo dire che le parti superiore ed inferiore del corpo sono sincronizzate. Se una parte non si muove, allora non è coordinata col resto.
8. 内外相合 (nèi wài xiāng hé) Armonizzare interno ed esterno
Quello che pratichiamo nel taiji dipende dallo spirito, da qui il detto: “Lo spirito è il generale, il corpo le sue truppe”. Se potete elevare il vostro spirito, i vostri movimenti saranno naturalmente leggeri ed agili, la forma niente più che vuoto e pieno, aperto e chiuso. Quando diciamo “aprire”, non significa semplicemente aprire le braccia o le gambe; l’intento mentale deve aprirsi insieme alle membra. Quando diciamo “chiudere”, non significa semplicemente chiudere le braccia o le gambe; l’intento mentale deve chiudersi insieme alle membra. Se l’interno e l’esterno saranno uniti in un unico impulso4, allora diventeranno un tutto indissociabile.
9. 相连不断 (xiāng lián bù duàn) (Praticare) con continuità e senza interruzione
La forza nelle arti marziali esterne è una specie di forza bruta acquisita, cosicché ha un inizio e una fine, momenti in cui è continua e momenti in cui è interrotta, cioè quando la vecchia forza è completamente consumata e la nuova non è ancora sorta c’è un momento in cui è estremamente facile essere soggiogati da un avversario. Nel taiji si usa l’intenzione piuttosto che la forza, e dall’inizio alla fine, in modo scorrevole e continuo, si completa un ciclo e si ricomincia dall’inizio, in modo circolare senza fine. Questo è quello che i classici del taiji esprimono con “Come lo Yangtse o Fiume Giallo, fluisce senza fine”. E ancora: “Muovere la forza è come srotolare fili di seta dal bozzolo”. Ambedue queste citazioni si riferiscono all’unificare in un unico impulso4.
10. 动中求静 (dòng zhōng qiú jìng) Cercare la quiete nel movimento
I praticanti di arti marziali esterne valorizzano il saltare e il bloccarsi come abilità, e fanno questo fino a che il respiro (qi) e la forza non si esauriscono, cosicché dopo aver praticato restano senza fiato. Nel taiji si usa la quiete per vincere il movimento, e anche nel movimento c’è quiete. Così quando eseguite la forma, più lentamente è, meglio è! Quando praticate lentamente il vostro respiro diventa profondo e lungo, il qi affonda nel campo del cinabro (丹田, dāntián) e naturalmente non ci sono nocive costrizioni e dilatazioni dei vasi sanguigni. Se lo studente si applica con attenzione, sarà in grado di comprendere il significato che sta dietro a queste parole.
International Yang Style Tai Chi Chuan Association da taichi.firenze.it
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Nel suo alternarsi di yin e di yang, il Tai Chi rappresenta l’alternarsi degli eventi della vita.
Il Tai Chi è fatto di figure e di passaggi fluidi da figura a figura.
Spesso l’allievo preso dall’esecuzione delle varie figure, trascura i passaggi dalle une alle altre.
Quand’è così, al suo Tai Chi manca qualcosa.
Passare da una figura all’altra nel Tai Chi, passare da una situazione all’altra nella vita, esige la massima attenzione, la massima cautela.
Facciamo un’osservazione.
Il famoso “colpo della strega” provoca quel tremendo mal di schiena che molti hanno provato una mattina alzandosi dal letto: non quand’erano a letto, non quand’erano in piedi fuori dal letto, ma proprio nella fase di passaggio da una situazione all’altra.
Proviamo a rivedere il nostro Tai Chi, teniamo ben presenti anche le fasi di passaggio da una situazione all’altra.
Il Tai Chi acquisterà un significato nuovo.
Spostiamoci ancora dallo yin e lo yang del Tai Chi allo yin e lo yang della vita.
Tutti noi, solitamente, dormiamo di notte e vegliamo di giorno; da oggi in poi, quando siamo a letto, proviamo tranquillamente ad osservare come avviene il passaggio dallo yang allo yin, dalla veglia al sonno.
Osserviamo cosa accade al nostro essere mentre la nostra coscienza lentamente declina fino a dissolversi, fino a trasformarsi in sonno, in incoscienza.
E’ come un tramonto.
Non perdiamoci lo spettacolo di questo tramonto interiore.
E’ così denso di significati.
E la mattina dopo, quando ci svegliamo, proviamo a seguire il passaggio dallo yin allo yang, stiamo a vedere come si dissolve l’incoscienza e ricompare la coscienza.
E’ l’alba del nostro essere, non perdiamocela
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La pratica del tai chi, e il suo studio è da compiere per stadi,
senza voler bruciare le tappe con costanza e umiltà,
aspettando che la natura faccia il suo corso e che i cambiamenti avvengano spontaneamente.
Salendo una scala bisogna far attenzione a ogni singolo piolo,
senza saltarne nemmeno uno, così sì è consapevoli della salita e non si avrà dubbi nel percorrerla.
La pratica non può ridursi a una mera ripetizione, meccanica, sterile e vuota di esercizi e posture;
la forma stessa, pur essendo sempre la solita, risulta diversa alla percezione:
eseguendola si è in grado, ascoltandosi, di cogliere sottili sfumature,
piccoli ma importanti cambiamenti, sapori sempre nuovi.
L’intenzione è nella pratica, non nel risultato.
Non posso imparare più di quello che sto facendo.
Perché non serve a niente.
Discorso sulla Pratica del Tai Chi
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L’esercizio del T’ai Chi Ch’uan dapprima mette in moto, poi conduce al movimento.
Si usa lo his (la mente) per mettere in moto il ch’i (l’energia)
e poi il ch’i per mettere in moto il corpo.
Questo movimento si origina all’interno e poi va verso l’esterno:
nasce negli organi interni e poi è convolgiato fuori attraverso i movimenti delle gambe e delle braccia.
In questo consiste il processo di sprofondamento del ch’i nel tan t’ien;
in breve, uno diventa flessibile passando per l’essere leggero e agile.
Non bisogna utilizzare la benchè minima forza.
Coltivate il ch’i e fate circolare il sangue.
Allungate i legamenti e salvaguardate la vostra energia.
Quando praticate il T’ai Chi Ch’uan di mattino o di sera, vi occorrono solo sette minuti.
La cosa più importante è di non cercare di vedere un progresso troppo presto.
Cheng Man Ch’ing (Tredici Saggi sul T’ai Chi Ch’uan)
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Senza vento non c’è tornado,
senza nuvole non c’è fulmine.
Senza Qi non c’è Nei Jin,
senza Nei Jin non c’è Taiji Quan.
Flavio Daniele
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L’inizio è come la fine.
Quando pratica la disciplina, il principiante può giungere alla saggezza immutabile
solo se saprà poi ripercorrere il cammino inverso fino al livello di partenza, il luogo di stallo.
Ve n’è una ragione.
Dal momento che il principiante non sa nulla riguardo alla posizione corretta del corpo e del modo in cui si tiene la spada,
la sua mente non sarà condizionata da alcunché.
Se un uomo lo colpisce, molto semplicemente reagirà all’attacco in modo istintivo.
Non appena il principiante inizierà a studiare e gli verranno mostrati il comportamento e l’atteggiamento mentale da osservare,
la sua mente si fermerà sui diversi aspetti.
A questo punto, se vorrà colpire un avversario, si sentirà a disagio.
In seguito, col passare del tempo e continuando con la pratica, il principiante si sarà reso conto di non essere più tale,
in quanto la sua mente si sarà liberata dal peso dei pensieri che prima lo affollavano,
e sarà tornata così com’era all’inizio, quando tutto doveva ancora essere appreso.
Ecco che diviene evidente il motivo per cui l'”inizio” debba essere come la “fine”.
Takuan Soho (Lo Zen e l’Arte della Spada)