Le parole partono in silenzio dallo stomaco, irritando il loro percorso verso il respiro, soffocano le parole, soffoca l’aria che si colora di lettere impregnate di graffi e suoni, che non sono mai state dette, che non sono mai state incise, in nessun foglio, in nessun post…
Rimane solo, un assolo di chitarra che in loop continua a girare nella stanza, quelle note che portano tristezza circondando i tuoi occhi di immagini, ricordi che vorresti oscurare ma che vivono come creature nella tua testa, calpestano l’anima impedendoti di volare, la porta chiusa e la finestra aperta…
Il freddo della sera…
I ricordi di una vita intera.
Ti chiedi come sia possibile sopportare tutto questo, guardando la televisione con occhi immersi nella luce del pensiero, esistono ancora domande che non hanno ricevuto risposta, esistono, quei momenti dove nessuno ha ancora capito, che i gesti fatti erano sinceri, puliti, illuminati come pochi sanno fare…
Quei pochi che ancora piangono e gridano sentendosi male!
Sporcando il pantalone con una piccola lacrima, per evitare di allagare la stanza, che nel buio si raffredda, l’ansia e la paura di non riuscire a trovare quella mano, pronta a portarti verso la speranza, per far luce in quel sentiero buio come la selva.
La pelle trema, e il cuore la notte non dorme tenendo l’anima sveglia, ce solo una cosa da fare, tentare di raggiungere l’ultimo gradino del tuo successo in un mondo dove nessuno sa leggerti nel cuore, la voglia di esplodere nella gioia, la voglia, di guardare tutto da lontano, la fretta di guardare negli occhi chi non ti ha tenuto per mano, lasciandoti annegare nella rabbia, nel ricordo, nella tristezza dei pensieri senza colore…
Anche a costo di rimanere solo in un oceano di squali…
Spaccare la strada senza dare più importanza al genere umano…
Le labbra baceranno quel traguardo, e tutto sarà perfetto, come quando la notte andavi a letto, e immaginavi i tuoi piedi schiacciare il mondo…
Come un brutto ricordo, come un disgustoso insetto!
(Ejay Ivan Lac)