‘niente dura’, tutto è impermanente, e pertanto là dove si insiste a usare nomi e a parlare di ‘essere’ sarebbe molto più corretto parlare di ‘divenire’, se non lo si fa, ci si abitua e ci si identifica con qualcosa che non esiste e che ci porterà inevitabilmente a soffrire ogni volta che la vita afferma se stessa per ciò che è. E la verità è questa: tutto scorre, la vita è un fluire, ogni cosa muta incessantemente – la vita diviene morte, la morte diventa vita – voler fissare in quel flusso una solida dimora significa porgere il fianco a una sofferenza immane, inevitabilmente, ovvia, evidente.
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Intellettualmente è facile capirlo, oggi, visto che la fisica moderna è giunta alle stesse conclusioni: la materia non ha alcun ‘mattone’ fondamentale, di fatto essa è solo un modo di essere dello Spazio, la cui esistenza, il cui significato è ancora tutto da stabilire.
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Il sommarsi di sofferenze, l’esperienza del dolore, incitano a ricercare altrove, dando al tempo stesso una lucida e chiara coscienza di tale e tanta illusorietà. Se non si conosce una via d’uscita, tale stato diventa patologico: si precipita in una coazione a ripetere che spinge a ricercare esperienze che confermino i presupposti su cui fondiamo la nostra vita, autocreando così ciò che temiamo maggiormente. Infatti, proiettando un futuro fatto di negazioni e paure, in funzione di un passato in cui abbiamo vissuto nell’insoddisfazione, di certo ‘ciò che pensiamo’ si avvererà! Ecco quindi la prima evidenza su cui Buddha mette l’accento: ‘Siamo ciò che pensiamo…”.
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Le metafore, con cui ogni Maestro è costretto a vestire il proprio linguaggio, diventano così ciò che esse sono in realtà: dita che indicano la luna. La distorsione diventa difficile, non si riesce più a leggere alla lettera: con dolcezza e fermezza, ci viene costantemente ricordato che proprio il nostro attaccamento alla mente impedisce di leggere, rende ciechi, genera una tenebra che va vista e compresa, altrimenti la realtà e la verità della vita non entreranno mai nel nostro cuore. Essere consapevoli è la via, e questo richiede costanza e determinazione: a questo invitano le parole del Buddha, ma per evolvere in quel senso, occorre lasciar cadere tutto ciò che abbiamo accumulato, in termini di sentito dire, di impressioni, di sensazioni. Occorre abbandonare tradizioni e ideologie, disimparare ciò che ci è stato inculcato in tanti anni di educazione… occorre muoversi con cuore deciso, determinato, fermo e inflessibile. Per questo è vitale leggere, oggi come ieri, l’esperienza cui il Buddha invita, nelle parole e soprattutto nell’essere di qualcuno che ha percorso quel sentiero, giungendo a toccare le vette altrimenti invisibili, oscurate dalle nebbie del nostro processo di pensiero, per questo, è consigliabile leggere Osho, ascoltare ciò che egli ha da dire. E il messaggio è sempre lo stesso: come Buddha egli chiama alla vera vita: ‘Anche tu puoi raggiungere le stesse vette dell’essere. Svegliati! Alzati! Incamminanti! Quel viaggio può iniziare qui e ora! Adesso!’