Dobbiamo trovare una soluzione ai conflitti che si vengono, via via, a generare con la gente che ostacola la “nostra” strada. Siamo sicuri, però, che tale strada sia da considerare davvero soltanto nostra? È nostra la vita che viviamo, ma le vie che incrociamo possono essere condivise con altri individui. Tale strada, così, non è nostra, ma non è neanche degli altri! E cosa si fa, ad esempio, quando una strada urbana è pubblica? si procede ad una regolamentazione, si creano delle segnaletiche, in modo tale da far scorrere il traffico cosicché un mezzo di trasporto o un pedone non ostacoli l’altro. Ecco, è proprio quest’ultimo il punto a cui volevo arrivare: noi ci troviamo in una strada analoga a quella urbana, dove i mezzi di trasporto e i pedoni corrispondono alle nostre vite. Queste ultime procedono ognuna per la propria strada, ma talvolta si possono incrociare. Si incrociano, ma non si dovrebbero mai scontrare. Nessun altro conducente di un mezzo di trasporto né alcun pedone potrà mai dirti quale strada dovrai percorrere. Potrai essere convinto di conoscere la strada giusta o potrai anche chiedere quale sia la via da percorrere agli altri. In tutti e due i casi, potrai anche sbagliare strada. Ma chi di voi, se è sicuro di percorrere la strada giusta, chiederebbe indicazioni ad un’altra persona che incrocia lungo la strada? [Tratto dal romanzo “Lungo il cammino”, Isac Randazzo 2013]