Quando ho la fortuna per il mio lavoro di parlare con molta gente, mi accorgo come il mondo sia pieno di meraviglia, non in un tramonto, in un cielo stellato, nei colori delle stagioni. Basta un animo pulito, a irradiare di luce l’universo… di quanti punti luminosi sono circondato. Ci son giorni che mi incanto a guardare la vita che si manifesta attraverso le persone.
Contieni in te un universo di meraviglie, ricordatelo in ogni istante.
Stephen Littleword
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Mi piacerebbe avere la certezza che i tuoi occhi non si fermino mai alla superficie delle cose.
Che le tue mani siano tese sempre verso chi ti circonda, soprattutto nel momento del bisogno.
Che la tua anima conservi in un posto speciale di te una certa dose d’innocenza, di spensieratezza,d’ingenuità, d’euforia. Tipiche virtù affidate al bambino che nasce e che l’adulto finisce puntualmente per eliminare e dimenticare.
Che il tuo cuore sia grande abbastanza da perdonare, scordare, accogliere e, incondizionatamente, amare.
Che la tua vita possa essere sempre piena di doni.
Lo sai quali sono i regali più belli?
Le Piccole Cose
Anton Vanligt
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Vedi … io non sono molto pratico nel sentimento da qui in poi… per una serie di paure ed altre cose non sono mai andato fino in fondo in un rapporto, non ho mai messo le carte in tavola, di solito o passavo o bluffavo. ho sempre pensato che certi sentimenti, certe parole, certi gesti andassero conservati per una sola persona. ora non so nemmeno più cosa pensare. Forse avrò sbagliato… comunque sia io l’ho fatto, ho conservato delle cose. Il mio sentimento è un campo innevato mai calpestato prima…. l’ho protetto per anni… non so cosa succederà tra noi, ma questo non è più un limite.
Con te ho capito che quel campo lo voglio attraversare. se tu lo vorrai ti prenderò per mano e ti porterò dall’ altra parte. Quel campo così com’è adesso è uguale a tanti altri campi di chi come me non ha mai avuto il coraggio, le nostre traccie lo renderanno irripetibile ed unico, con te sarò nuovo. Ti dico queste parole nel periodo migliore della mia vita, nel periodo in cui sto bene, in cui ho capito tante cose, nel periodo in cui mi sono finalmente ricongiunto con la mia gioia. in questo periodo la mia vita è piena, ho tante cose in torno a me che mi piacciono, che mi affascinano, sto molto bene da solo e la mia vita senza te è meravigliosa. Lo so che detto così suona male, ma non fraintendermi, intendo dire che ti chiedo di stare con me non perché senza di te io sia infelice, sarei egoista, bisognoso e interessato solo alla mia felicità e così tu saresti la mia salvezza. Io ti chiedo di stare com me perché in questo momento la mia vita è veramente meravigliosa, ma con te lo sarebbe ancora di più. se senza di te vivessi una vita squallida, vuota, misera non avrebbe alcun valore rinunciarci per te. che valore avresti se tu fossi l’ alternativa al nulla, al vuoto, alla tristezza. Più una persona sta bene da sola e più acquista valore la persona con cui decide di stare, spero tu possa capire quello che cerco di dirti. Io sto bene da solo, ma da quando ti ho incontrata è come se in ogni parola che dico nella mia vita ci fosse una lettera del mio nome, perché alla fine di ogni discorso compari sempre tu. Ho imparato ad amarmi e visto che stando insieme a te ti donerò me stesso, cercherò di rendere il mio regalo più bello possibile ogni giorno, mi costringerei ad essere attento, degno dell’ amore che provo per te. Come potrei convincerti che saprò amarti se non sapessi amare me stesso? Come potrei renderti felice se non potessi rendere felice me stesso?
Da questo momento mi tolgo ogni armatura, ogni protezione. Con questo non ti sto dicendo “viviamo insieme”. Ti sto dicendo “Viviamo”. Punto. Non sono innamorato di te…Io ti amo. Per questo sono sicuro. Nell’ amare ci può anche essere una fase di innamoramento, ma non sempre nell’ innamoramento c’è vero amore. Io ti amo. Come non ho mai amato nessuno prima. E sono anche innamorato di te.
Fabio Volo, È una vita che ti aspetto
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Quando uno è triste non servono le classifiche, non c’è un tristometro, è inutile dire sto mediamente peggio di te o decisamente meglio di te, si diventa tutti ottusi ed egoisti e la propria tristezza diventa una grande campana in cui ci si chiude, per non ascoltare la tristezza degli altri.
Stefano Benni
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La mia anima è una misteriosa orchestra; non so quali strumenti suoni e strida dentro di me: corde e arpe, timpani e tamburi. Mi conosco come una sinfonia.
Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine
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E quando canti sento l’inconsistenza amica,
la sorpresa del mondo come una perla antica;
E quando canti chiedo ma chi le ha dato il cuore, la legge del sospiro,
per scrivere parole?
E quando canti il mondo mi svela il suo motivo casuale ed inspiegabile magia d’essere vivo ;
E quando canti, canti
e sfilano i sorrisi
fra i denti di Wislawa bella ad occhi semichiusi ;
E quando canti vedo
le strade di Varsavia, l’innamorato amato
come veleggiando l’aria;
E quando canti aspetto che il verso sia finito
e la gioia di vivere
mi prenda all’infinito;
E quando canti imparo che siamo nella storia come un’anomalia costretti alla memoria;
E quando canti, canti,
si snuvola la sera
davanti a quel miracolo
che siamo e che non c’era; E quando canti, canti
le magie del destino l’assurdità del tempo
fra le corde di un violino;
E quando canti, canti
e il giorno mi si perde,
ha un senso anche il dolore in questo sterminato verde; E quando canti, canti,
e lo diresti amore,
e ” senti come batte forte dentro me il tuo cuore”.
Roberto Vecchioni, io non appartengo più
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Ho abitato la tua pelle,
i tuoi sogni.
Al di là di te e di me
una nostalgia di vecchi orizzonti
si insinua.
Dalla luce più incerta
vedremo passare le notti,i giorni,
l’oscurità e le distanze.
Vedremo passare il corteo
degli assenti,
e la paura ci guarderà dalla finestra.
Ho abitato la tua pelle
e i tuoi sogni
e nella casa abbiamo costruito
una stanza o un fiume
che ci porta
verso altri sogni
che forse ci sogneranno
fino allo sguardo ultimo.
Anna Montero
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Tocco la tua bocca, con un dito tocco l’orlo della tua bocca, la sto disegnando come se uscisse dalle mie mani, come se per la prima volta la tua bocca si schiudesse, e mi basta chiudere gli occhi per disfare tutto e ricominciare, ogni volta faccio nascere la bocca che desidero, la bocca che la mia mano sceglie e ti disegna in volto, una bocca scelta fra tutte, con sovrana libertà scelta da me per disegnarla con la mia mano sul tuo volto, e che per un caso che non cerco di capire coincide esattamente con la tua bocca che sorride sotto quella che la mia mano ti disegna.
Mi guardi, mi guardi da vicino, ogni volta più vicino e allora giochiamo al ciclope, ci guardiamo ogni volta più da vicino e gli occhi ingrandiscono, si avvicinano fra loro, si sovrappongono e i ciclopi si guardano, respirando confusi, le bocche si incontrano e lottano tepidamente, mordendosi con le labbra, appoggiando appena la lingua sui denti, giocando entro i loro recinti dove un’aria pesante va e viene con un profumo vecchio e un silenzio. Allora le mie mani cercano di affondare nei tuoi capelli, carezzare lentamente la profondità dei tuoi capelli mentre ci baciamo come se avessimo la bocca piena di fiori o di pesci, di movimenti vivi, di fragranza oscura. E se ci mordiamo il dolore è dolce, se ci soffochiamo in un breve e terribile assorbire simultaneo del respiro, questa istantanea morte è bella. E c’è una sola saliva e un solo sapore di frutta matura, e io ti sento tremare stretta a me come una luna nell’acqua.
Da Il gioco del mondo di J. Cortazar
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So che l’amore è come le dighe:
se lasci una breccia dove possa infiltrarsi un filo d’acqua,
a poco a poco questo fa saltare le barriere.
E arriva un momento in cui nessuno riesce più a controllare
la forza delle barriere.
Se le barriere crollano,
l’amore si impossessa di tutto.
E non importa più cio’ che è possibile o impossibile,
non importa se possiamo
continuare ad avere la persona amata accanto a noi:
amare significa perdere il controllo.
Paulho Coelho, Sulla Sponda del Fiume Piedra
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Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta. Che uno dice: è finita. No, non è mai finita per una donna. Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.
Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti fa la morte o la malattia.
Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l’esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola. Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all’altezza o se ti devi condannare. Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai. E sei tu che lo fai durare.
Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l’aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s’infiltri nella tua vita. Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c’è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto. Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.
Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: “Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così”. E il cielo si abbassa di un altro palmo.
Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e Pasqua. In quell’uomo ci hai buttato dentro l’anima ed è passato tanto tempo, e ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata. Comunque sia andata, ora sei qui e so che c’è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento. Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine. Ed è stata crisi, e hai pianto.
Dio quanto piangete! Avete una sorgente d’acqua nello stomaco. Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino. Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo.
E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l’aria buia ti asciugasse le guance? E poi hai scavato, hai parlato, quanto parlate, ragazze! Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore.
“Perché faccio così? Com’è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?” Se lo sono chiesto tutte. E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli. Un puzzle inestricabile.
Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi? E’ da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.
Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te. Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa. Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa. Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel. Parte piano, bisogna insistere. Ma quando va, va in corsa. E’ un’avventura, ricostruire se stesse. La più grande. Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.
Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo “sono nuova” con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo. Perché tutti devono capire e vedere: “Attenti: il cantiere è aperto, stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse”.
Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia. Per chi la incontra e per se stessa. È la primavera a novembre. Quando meno te l’aspetti…
Jack Folla, Donne in Rinascita
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Piccole Cose Aforismi d’Autore, Dediche Speciali Stephen Littleword |