Vivendo lasciamo dietro di noi delle tracce, grandi o piccolissime che siano: non possiamo essere così arroganti da pensare di essere i soli a decidere del loro valore
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CHIARA GAMBERALE, UNA VITA SOTTILE
C’è qualcuno che è stato mai in grado di dare un valore all’infinito? Tu sei il mio valore, in cui credere con tutta l’anima, ora e sempre.
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CHIARA GAMBERALE, UNA VITA SOTTILE
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Il fatto è che Pablo intuiva.
Quante volte, allora, prima d’allora e dopo d’allora, mi ero vomitata addosso alle persone per legarle a me, per ottenere consensi, per sfiducia nelle altrui facoltà di sentire l’essenziale senza capire che chi non lo percepisce non lo potrà cogliere neanche se esplicitato! Pablo non ha avuto bisogno di nessuna spiegazione.
Mi ha detto, una sera: «Io sono stanco del mondo, voglio farla finita» e io allora allora allora.
Gli è bastata una mia lacrima e ha deciso di amarmi per sempre. Gli è bastata una mia lacrima e non smetterà mai di dedicarmi le sue raccolte di poesie e i suoi racconti dolci e tristissimi. Gli è bastata una mia lacrima per credere di nuovo, una lacrima di un occhio vergine che non aveva idea di tutto il buio che lo aspettava, una lacrima che era paura e candore e inno alla vita.
Pablo ha infilato quella lacrima nella sua ferita ed è guarito e poiché la sua ferita era nell’anima è lì che mi serberà per sempre.
Anche se per anni ho avuto gli occhi aridi, anche se per mesi spesso non rispondo alle sue lunghe lettere o ai bastoncini d’incenso e agli ometti di legno che mi spedisce, anche se non mi sono mai messa
lì a dipingergli tutto il mio dolore, Pablo sa. Spesso mi arrivano da lui buste completamente vuote o altre vuote e stropicciate, altre contenenti solo piccoli cigni di carta.
Mi chiama angelo, Elisewin, compagna di avventura, marinaio e qualche volta amore mio.
Per me lui è Pablo e basta.
La cosa che ho sempre trovato difficile è l’espressione.
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CHIARA GAMBERALE, UNA VITA SOTTILE
Il sapersi esprimere. Con l’Angelo non occorre perché ciò che esprimo è ciò che sono. Quanti cieli dovremo ancora sorvolare prima di incontrarci? Nel mio cielo tu voli da sempre con me.
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CHIARA GAMBERALE, UNA VITA SOTTILE
Tu non sei carina, sei bella e te lo devi ripetere tutte le mattine guardandoti allo specchio non perché tu debba credere di essere l’universo, ma una parte stupenda e irripetibile di universo
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CHIARA GAMBERALE, UNA VITA SOTTILE
Dovevamo incontrarci. Continuiamo a ripeterci ancora oggi.
«È stato il Destino» disse lei, «che in fondo non è altro che il soprannome di Dio quando si vergogna di firmare gli eventi con il suo nome.» Litri di Guinness, sigarette, gelato all’amarena spalmato sui toast caldi. Loredana usciva con un tipo, lì al College, che quando aveva letto il mio bigliétto le aveva intimato di fare attenzione, perché sarei potuta essere una lesbica. Risata.
«Non c’è niente da fare…» sorrideva Loredana.
«E che loro sono poverini, noi siamo più vicini agli dei…» Mi mostrò i suoi piedi lunghi e magri, con le unghie colorate.
«Li adoro.» Le raccontai il mio dolore, lungo e magro, in bianco e nero.
«Lo odio.» Abbiamo cantato, ballato, riso e pianto, tremato, ci siamo incontrate e separate per la mia partenza, abbiamo fatto in una sera tutto quel che di solito si diluisce in una vita trascorsa insieme.
«Porto io la tua valigia, per te pesa troppo» mi disse quando arrivò l’alba e il momento di andare a prendere il taxi per l’aeroporto.
«Porto io la tua valigia.» E mi fece promettere che gliel’avrei lasciata portare per sempre.
Ogni mattina, appena sveglia, ti dedico due boccate di vita, Amica mia.
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CHIARA GAMBERALE, UNA VITA SOTTILE
confesso che ridere mi piace quasi quanto scrivere e che è una delle prime cose che cerco nelle mie compagnie. Piangere, lo so fare benissimo anche da sola e di certo non ho bisogno di un altro che filosofeggi e sfiori l’infinito perché mi basto e mi avanzo. Al mondo chiedo di non intromettersi nel mio buio, se deve farlo in modo approssimativo, e di regalarmi luce e soprannomi e film di Ambra e spaghettate e i miei mostri sono meravigliosamente ed esclusivamente tutto questo
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CHIARA GAMBERALE, UNA VITA SOTTILE
Bologna è la femmina più ambigua che esista, è come se non avesse l’umiltà di definirsi provincia ma nemmeno il coraggio di essere città, vederla in cartolina o sognarla nel settantasette non è come viverla da studentessa universitaria esterna. Come possano convivere tortellini, ladri di bici, parrocchiane promesse spose a impotenti e che-guevaristi nostalgici me lo devo ancora spiegare,
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CHIARA GAMBERALE, UNA VITA SOTTILE
Non accetto provocazioni, continuo a parlare e vado per la mia strada. Non credo che un critico letterario o un docente universitario di letteratura debba essere solo uno che scrive e dice cose belle e inutili sui poeti morti, o cose qualsiasi e molto utili sui giornali per gli intellettuali vivi. Io cerco di essere il ponte dell’occasione attraverso cui si possa produrre una nuova conoscenza.
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CHIARA GAMBERALE, UNA VITA SOTTILE
Il ricordo è una maledetta arma a doppio taglio, perché se da una parte lo accompagna la felicità di aver vissuto un bel momento, dall’altra proprio il fatto che quel bel momento ci sia stato o meglio, che sia stato e sia ormai cristallizzato nel passato ci lascia in balia di melanconiche consapevolezze.
Per questo Primo Levi definiva la nostalgia come un dolore complesso, fragile e gentile.
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CHIARA GAMBERALE, UNA VITA SOTTILE
Ho imparato, con gli anni, a lasciarmi andare alle giornate, a chiudere gli occhi, farmi cullare dagli eventi senza opporre resistenza, perché è solo fatica sprecata e tanto tutta quella vita che ti viene addosso ti verrebbe addosso ugualmente prima o poi, magari mascherata, ma nessuno può sfuggire a quell’onda violenta che ti si sbatte in faccia ed è proprio tua, vuole proprio te…
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CHIARA GAMBERALE, UNA VITA SOTTILE
Mi insegnò a venerare la fatica delle braccia e l’Immediatezza, a ridere e ad avere a che fare anche con chi non sa usare i congiuntivi e, se si trova una cosa o una persona bella, a ringraziare la propria capacità di trovarla tale, così da amare se stessi sempre di più.
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CHIARA GAMBERALE, UNA VITA SOTTILE
Mi regalò un quaderno rilegato in stoffa blu, con tutte le pagine bianche, dove in realtà, mi spiegò, le parole già c’erano e aspettavano solo di venire toccate dalla mia penna. «Per trovare le parole nel silenzio» diceva una scrittura stilografica e antica alla prima pagina. Io gli diedi un bacio leggero sulla guancia e lui tempo dopo mi scrisse che si sarebbe ripreso indietro quel quaderno per poi tornarmelo a dare, se il compenso fosse ancora stato quel bacio «perché» scrisse, «non era altro che un grazie, ma mille volte più bello».
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CHIARA GAMBERALE, UNA VITA SOTTILE