Oltre alla pistola d’ordinanza, al manganello e alle manette, spesso in una tasca del cinturone della divisa mi infilo anche una forchetta. I miei colleghi pensano che sia una sorta di amuleto portafortuna. C’è chi porta negli anfibi la moneta scalfita che gli salvò la vita, o chi sull’impugnatura del manganello ha incollato un mini Padre Pio comprato in pellegrinaggioa San Giovanni Rotondo. Tutti hanno un piccolo talismano che nei momenti di minore lucidità consente di restare ancorato saldamente al suolo ed evitare pericolose deviazioni. Io ho una piccola forchetta da dessert, la rubai in un ristorante quando avevo nove o dieci anni. Da allora la porto con me ad ogni turno di lavoro. Posso dire che grazie a questa forchetta sono diventato un poliziotto. Da piccolo infatti avevo l’abitudine di guardare le persone cattive attraverso i denti d’acciaio della forchetta per vederle una volta e per tutte in carcere. Protetto da una forchetta, con i cattivi in galera, mi sentivo al sicuro.
Avanzi, storie straordinarie di ordinario disagio – Pippo Zarrella