Perché si vuole uccidere? A New York vengono compiuti quattro o cin-que omicidi al giorno. La scorsa estate, in una settimana di caldo afoso, erano stati contati cinquantatré omicidi. Si ammazzano gli amici, i parenti, gli amanti. Un uomo a Long Island aveva dato una dimostrazione di karatè ai bambini più grandi massacrando la figlia di due anni. Perché la gente faceva queste cose?
Caino aveva detto di non essere il custode di Abele. Ma ci sono solo questi due ruoli? Custode o assassino?
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Non sono mai capace di stabilire una cifra. In che modo si può valutare il proprio tempo quando il suo valore è un fatto squisitamente personale? E quando la tua vita è stata deliberatamente organizzata in modo da rendere minimo il coinvolgimento nelle vite altrui, quanto si può far pagare a un uomo che cerca a tutti i costi di procurarsi il tuo coinvolgimento?
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Desideravo che mi toccasse di nuovo la mano. Aveva dita lunghe e sottili. Il loro contatto era molto piacevole. «Niente fa bene a nessuno» dissi.
«Caffè e alcol. Che strana combinazione.»
«Davvero?»
«Alcol per ubriacarsi e caffè per mantenersi sobri.»
Scossi la testa. «Il caffè non ha mai mantenuto sobri. Aiuta solo a stare svegli. Prova a dare a un ubriaco un bel po’ di caffè e ti ritroverai davanti un ubriaco perfettamente sveglio.»
«È quello che sei tu, bello mio? Un ubriaco perfettamente sveglio?»
«Né l’uno né l’altro» le risposi. «È questo che mi fa continuare a bere.»
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Quando pensai di avere tutto quello che mi serviva, misi sul tavolo cinque dollari per i drink e gli passai venticinque dollari. Non voleva prenderli.
«Forza» dissi. «Mi hai fatto un favore.»
«Ecco, appunto. Era solo un favore. È assurdo prendere denaro per que-sto.»
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Sì, certo. Lei è il tipico cittadino americano. Nessuno sa nulla. A nessuno importa. Basta svolgere un sondaggio su un qualsiasi argomento, e si scopre che metà delle persone non ha un’opinione precisa. Niente opinioni! Ecco perché il paese va a farsi fot**re
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Cercavo qualcosa, ma non sapevo che cosa, finché non lo trovai. Avrei dovuto capirlo prima. Avevo già passato notti simili, a camminare per strade non proprio rispettabili, cercando di liberarmi dalle preoccupazioni che mi opprimevano.
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Mi spogliai e andai a letto. Chiusi gli occhi e scivolai in quei sogni che si fanno nel dormiveglia: ero consapevole che fossero sogni, ma la mia coscienza era all’erta e li osservava come fa un critico stanco morto a teatro. Poi mi si pararono davanti mille cose, e capii che non sarei riuscito a dor-mire. Del resto, non lo volevo neppure.