Ce, me la cavo, cerco di star bene. Da quando non ci sei più, da quando quel poco che mi davi non c’è più, non va mica tanto bene. Mi manchi, la mattina appena sveglia, mentre aspetto il tram, mentre attraverso e spero di trovarti lì, sorridente, bello bello, bello come il sole. Mi manchi fuori al bar, mentre aspetto invano qualcosa di te, un tuo gesto, le tue solite cose dolci. Il tuo buongiorno, la tua buonanotte. Sembravano volermi dire che la mattina appena sveglio e la sera, prima di chiudere i tuoi magnifici occhi, tu, pensavi a me.
E allora come stai? Intendo dire come stai senza me, senza quel poco di me. Io sinceramente sto male. Anche se non vorrei, anche se…
I giorni passano uguali, nella stessa lentezza in cui tu cammini, passeggi nella mente mia. E mi manchi. Non m’importa se ora c’è lei, se ogni istante immagino il suo corpo sul tuo e impazzisco, nel momento che le entri dentro, nel modo in cui lei gode e tu sei il suo piacere, l’effetto, la causa. E impazzisco, impazzisco di nuovo. Non do tregua all’immaginazione. E stai bene? Che fai? Ci pensi? La pensi? Mi manchi, anche ora che lo scrivo, mi sento una stupida, di nuovo. Mi nascondo sempre dietro le parole, le paranoie. Tu comunque continuerai a mancarmi. Tu stanotte dormirai con lei, io non dormirò affatto… Succede.
Come stai? Io bene.
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