“Mi precipitai al bancone. Lei era già lì, seduta, con le gambe elegantemente attorcigliate l’una nell’altra. Una volta verificato che lei c’era, che c’era veramente, avvertii un sentimento nuovo, quello che potesse, in un altro tempo, non esserci più. Era bastato un attimo per arrivarci; ci sarebbe voluta un’eternità, un’altra ancora, per ritrovarla. Ed erano trascorsi così pochi minuti da quando tutto era cominciato. Ma bisognava vincere ogni angoscia, era necessario vivere: “cosa bevi”? “Quello che prendi tu”. “Whisky, McCallan 25 anni (mi voglio rovinare)”. “Mi fido” – risponde. E a me invade la mente l’ossessione del vecchio Barney Panofsky per il Mc Callan invecchiato, le sue sbronze quotidiane per combattere lo straripare della sua passione per l’esistenza, per la malìa della vita. La vita vera. E non voglio sentirmi Barney, anche se ho scelto quel whisky perché lo sceglieva lui e a me piace sentire tutta la potenza della passione per la fantasia, per l’incantesimo.
E la fantasia oramai c’era, incredibilmente era lì, ed io ero evidentemente in presenza della Poesia che, realizzandosi, si stava facendo vita.”
Borges Bar, GIANFRANCO PECCHINENDA
“…. Credevo di essere entrato lì per vincere l’insonnia, per la noia, e invece era la poesia ciò che cercavo. Balbettai una domanda: “…bancone o tavolino”? e restai in attesa di quell’eternità di cui si riveste ogni attesa quando è veramente tale. Finì l’eternità nel momento in cui potei percepire quel suo “… io direi bancone…”. E fu allora che avvertii chiaramente, sotto i miei piedi, l’assenza di qualunque sostegno. Sotto di me solo il vuoto, una voragine.
Tutt’intorno silenzio!
E di fronte a me, anzi ben dentro di me, tutta la concretezza di una vera Poesia……”
Borges Bar, GIANFRANCO PECCHINENDA
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Abbiamo bisogno di Poesia, di visioni. È soltanto lì, nello stile, nella poesia, nella visione, che la parola si svincola dal reale, che esce dall’angolo, e finendo sulla pagina diventa altro, partorisce una realtà che succede soltanto dentro le parole che la dicono.
Un futuro da novecento, ANDREA BAJANI
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Io non ho bisogno di denaro
ho bisogno di sentimenti
di parole
di parole scelte sapientemente
di fiori detti pensieri
di rose dette presenze
di sogni che abitino gli alberi
di canzoni che facciano danzare le statue
di stelle che mormorino
all’orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia
questa magia che brucia
la pesantezza delle parole
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.
Io non ho bisogno di denaro, ALDA MERINI