Sempre così è stata! Sembra che stia ad ascoltare ciò che gli altri le dicono; e tutt’a un tratto spunta fuori – come da lontano – con parole che nessuno s’aspetterebbe. Cose che – che sono vere – che quando le dice lei pare si possano toccare – a ripensarle, un momento dopo, stordiscono perché non verrebbero in mente a nessuno; e fanno quasi paura. Io temo proprio, le giuro che temo di sentirla parlare; non so più nemmeno guardarla. – Che occhi! che occhi!
[…] Vedersi sparire il figlio così, in due giorni! […] Che passione per questa povera madre! Non ritornare, in sette anni, neppure una volta, neppure per pochi giorni a rivederla! E alla fine, ecco: ritornare, per morirle così, in un momento. E non era finita, non era ancora finita la corrispondenza con quella donna.
LUIGI PIRANDELLO, la vita che ti diedi
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accogliere i pensieri che nascono dalla solitudine, è male, è male: vaporano dentro, nebbie di palude…
LUIGI PIRANDELLO, la vita che ti diedi
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L’ha ormai dentro di sé la solitudine. Basta guardarle gli occhi per comprendere che non le può più venir da fuori altra vita, una qualsiasi distrazione. S’è chiusa qua in questa villa dove il silenzio, – su, ad attraversare le grandi stanze deserte – fa paura, paura. Pare – non so – che il tempo vi sprofondi. Il rumore delle foglie, quando c’è vento! Ne provo un’angoscia che non le so dire, pensando a lei, qua, sola. Immagino che le debba portar via l’anima, quel vento. Prima però, quando il figlio era lontano, sapevo dove gliela portava; ma ora? ma ora?
LUIGI PIRANDELLO, la vita che ti diedi
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Donn’Anna: Sì, don Giorgio; ma è come una morte per me. Se non ho mai, mai vissuto d’altro? Se non ho altra vita che questa – l’unica che possa toccare: precisa, presente – lei mi dice «ricordo», e subito me l’allontana, me la fa mancare.
Don Giorgio: Come dovrei dire allora?
Donn’Anna: Che Dio vuole che mi viva ancora, mio figlio! – Così. – Non certo più di quella vita che Egli volle dare a lui qua; ma di quella che gli ho data io, sì, sempre! Questa non gli può finire finché la vita duri a me. – O che non è vero che così si può vivere eterni anche qua, quando con le opere ce ne rendiamo degni? – Eterno; mio figlio, no; ma qua con me, di questo giorno che gli è rimasto a mezzo, e di domani, finché vivo io, mio figlio deve vivere, deve vivere, con tutte le cose della vita, qua, con tutta la mia vita, che è sua, e non gliela può levare nessuno![…]E allora basta che sia viva la memoria, io dico, e il sogno è vita, ecco! Mio figlio com’io lo vedo: vivo! vivo! – Non quello che è di là. Cercate d’intendermi![…]Sette anni ci vogliono – lo so – sette anni di stare a pensare al figlio che non ritorna, e aver sofferto quello che ho sofferto io, per intenderla questa verità che oltrepassa ogni dolore e si fa qua, qua come una luce che non si può più spegnere -[…]
– e dà questa terribile fredda febbre che inaridisce gli occhi e anche il suono della voce: chiara e crudele.
LUIGI PIRANDELLO, la vita che ti diedi
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Una madre guarda il figlio e lo sa com’è: Dio mio, l’ha fatto lei! – Ebbene, la vita può agire così crudelmente verso una madre: le strappa il figlio e glielo cambia. –
LUIGI PIRANDELLO, la vita che ti diedi
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Ecco, vede? è così: quello che ci manca, ora, è solo quello che non sappiamo, che non possiamo sapere: la vita com’egli la dava a sé e a noi. Questa sì. Ma allora, Dio mio, si dovrebbe anche intendere che la vera ragione per cui si piange anche davanti alla morte è un’altra da quella che si crede.
– Si piange quello che ci viene a mancare.
-Ecco! La nostra vita in chi muore
LUIGI PIRANDELLO, la vita che ti diedi
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Sì, sì: per noi piangiamo; perché chi muore non può più dare – lui, lui – nessuna vita a noi, con quei suoi occhi spenti che non ci vedono più, con quelle sue mani fredde e dure che non ci possono più toccare. E che vuole ch’io pianga, allora, se è per me! – Quando era lontano, io dicevo: «Se in questo momento mi pensa, io sono viva per lui». – E questo mi sosteneva, mi confortava nella mia solitudine. – Come debbo dire io ora? Debbo dire che io, io, non sono più viva per lui, poiché egli non mi può più pensare!. – E voi invece volete dire che egli non è più vivo per me. Ma sì che egli è vivo per me, vivo di tutta la vita che io gli ho sempre data: la mia, la mia; non la sua che io non so! Se l’era vissuta lui, la sua, lontano da me, senza che io ne sapessi più nulla. E come per sette anni gliel’ho data senza che lui ci fosse più, non posso forse seguitare a dargliela ancora, allo stesso modo? Che è morto di lui, che non fosse già morto per me? Mi sono accorta bene che la vita non dipende da un corpo che ci sia o non ci sia davanti agli occhi. Può esserci un corpo, starci davanti agli occhi, ed esser morto per quella vita che noi gli davamo. – Quei suoi occhi che si dilatavano di tanto in tanto come per un brio di luce improvviso che glieli faceva ridere limpidi e felici, egli li aveva perduti nella sua vita; ma in me, no: li ha sempre, quegli occhi, e gli ridono subito, limpidi e felici, se io lo chiamo e si volta, vivo! – Vuol dire che io ora non debbo più permettere che s’allontani da me, dov’ha la sua vita; e che altra vita si frapponga tra lui e me: questo sì! – Avrà la mia qua, nei miei occhi che lo vedono, sulle mie labbra che gli parlano; e posso anche fargliela vivere là, dove lui la vuole: non m’importa! senza darne più niente, più niente a me, se non me ne vuol dare: tutta, tutta per lui là, la mia vita: se la vivrà lui, e io starò qua ancora ad aspettarne il ritorno, se mai riuscirà a distaccarsi da quella sua disperata passione.
LUIGI PIRANDELLO, la vita che ti diedi
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Io non ho bisogno di credere alle ombre. So che vive per me. Non sono pazza.
[…]Che ne sai tu come faccio? delle ore che passo? Quando, su, abbandono la testa sui guanciali, e lo sento, lo sento anch’io il silenzio e il vuoto di queste stanze, e non mi basta più nessun ricordo per animarlo e riempirlo, perché sono stanca. «So» anch’io, allora! «so» anch’io! e mi invade un raccapriccio spaventoso! L’unico rifugio, l’ultimo conforto allora è in lei, in questa che viene e che ancora non «sa». – Me le rianima e me le riempie lei subito, queste stanze; mi metto tutta negli occhi e nel cuore di lei per vederlo ancora qua, per sentirlo ancora qua, vivo; poiché da me non posso più!
LUIGI PIRANDELLO, la vita che ti diedi
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Ah quello che ho patito, lei non lo sa, non lo potrà mai immaginare! Il letto, Dio mio, dove si riposa, diventato un orrore! – Certi patti con me stessa… – Sa, sa il bruciore di certi tagli? – Così! Là, a tenermi coi denti finché potevo, per impedirmi che il corpo finisse d’appartenermi e cedesse! E ogni qual volta scattavo da quell’orribile incubo dove per un attimo, cieca, era stata costretta a mancarmi – ah – liberata – potevo essere di lui, pura, per il martirio subito – senza rimorsi. – Non dovevamo cedere anche noi! Il patto poteva valere soltanto così. – Perché, anche quegli altri là – che crede? (lei è madre, e con lei posso parlare) –
[…]
Lucia: – quegli altri là (è vero) non erano amore che si fosse fatto carne erano di quello, carne – ma l’amore che ci avevo messo io, l’amore che avevo dato io anche a quegli altri – io, io così col cuore pieno di lui – li aveva fatti, anche quelli, quasi di lui. L’amore è uno! – E ora… ora questo non è più possibile! – Di due io non posso essere. Piuttosto m’uccido.
LUIGI PIRANDELLO, la vita che ti diedi
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Lucia: Impazzirò stanotte!
Donn’Anna: No – guarda – t’insegnerò io a non impazzire – come si fa quando uno è lontano – come feci io tanto tempo, finché egli fu con te, là: – me lo sentii vicino, perché io col cuore me lo facevo vicino. – Altro che vicino! Lo avevo io nel cuore! – Fai così, e questa notte passerà. – Pensa che queste sono le sue stanze; e che egli è di là –
LUIGI PIRANDELLO, la vita che ti diedi
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Figlio mio! – le tue carni! – te ne sei andato così – misero, misero! E io… io t’imbalsamavo – vivo! – vivo t’imbalsamavo – come non eri più, come non potevi più essere – con quei tuoi capelli e quegli occhi che avevi perduti, che non ti potevano più ridere! E perché non ti potevano più ridere, non te li ho riconosciuti! – E come, allora? Fuori della tua vita ti volevo far vivere? fuori della vita che t’aveva consumato – povera, povera carne mia che non ho vista più! che non vedrò più! – Dove sei? […]tua madre ha ragione, figlia! Ha capito che io lo dico per me – per me – non per quello! – Divento misera, misera anch’io! – Ma è perché muojo anch’io, ora, vedi? – Sì, appena ti nascerà questo che ti porti via lontano; appena gliela darai tu, di nuovo, la vita – là fuori di te! – Vedi? Vedi? Sarai tu la madre allora; non più io! Non tornerà più nessuno a me qua! è finita! Lo riavrai tu, là, mio figlio – piccolo com’era – mio – con quei suoi capelli d’oro e quegli occhi ridenti – com’era – sarà tuo; non più mio! Tu, tu la madre, non più io! E io ora, muojo, muojo veramente qua.
LUIGI PIRANDELLO, la vita che ti diedi
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