L’amore può dunque essere descritto come la capacità di vedere che le persone sono buone e di far loro sapere che si è dalla loro parte.
Dove non osano i polli, i nuovi messggi di A.DeMello, J.Callanan
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Tony ci diceva che molti esseri umani funzionano al 10% delle proprie reali capacità, e che per il 99% del tempo non agiamo affatto nel qui e ora.
Viviamo nel passato, riflettendo su una gran quantità di vecchi ricordi o sogni a occhi aperti, oppure ci concentriamo sul futuro, su vaghi progetti che potremmo desiderare di mettere in atto, dando tutto lo spazio ad aspirazioni che in modo sognante speriamo si realizzino per noi.
Tony ci invitava sempre a “penetrare nel presente”. Fate amicizia con il momento attuale, diceva. Prendete coscienza dell’esperienza che state vivendo in questo preciso istante e sentite l’atmosfera che regna intorno a voi, assorbendo le sensazioni che scatena dentro di voi.
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La meditazione, infatti, non ha a che fare con il “fare” ma con l’essere. Il termine stesso deriva dal latino meditari, che significa semplicemente “frequentare”; ciò comporta che dovrebbe essere un’attività svolta di frequente, ma l’imprecisione stessa del termine potrebbe costituire un fatto positivo in quanto ci consente di impegnarci nell’attività senza troppi pregiudizi o aspettative.
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Una volta Tony ci raccontò di aver partecipato a un ritiro buddhista. Il suo guru passava fino a dieci ore di seguito con il suo gruppo, concentrandosi solo sulla respirazione, sul flusso di aria che entrava e usciva dalle narici dei partecipanti. A questi veniva chiesto di notare il volume di aria che entrava e usciva dal loro corpo, del calore o della freschezza, dell’asprezza o della dolcezza di ogni respiro, della sua superficialità o profondità. Nel corso dell’esercizio, molti partecipanti facevano osservazioni sulla noia o sulla difficoltà che provavano, e mettevano anche in discussione la validità dell’esercizio. Ma Tony ci chiedeva di insistere, dicendo che anche lui aveva scoperto per esperienza che più tempo si dedicava a questo esercizio, più se ne scopriva il valore. Egli spiegava che attraverso quest’esperienza “in un certo senso si tornava a casa, dentro se stessi”. Era come se si fosse preso un barattolo pieno di acqua torbida in cui nuotavano minuscoli pesci invisibili; e poi, una volta che si fosse dato il tempo all’acqua di calmarsi e placarsi, essa fosse diventata limpida, permettendo al l’improvviso di scorgere la vita che conteneva.
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Il nostro timore e l’avversione per noi stessi possono trasformarsi in timore e disprezzo nei confronti di Dio, ed è difficile, crescendo, riuscire a ritrovare un equilibrio. Il senso di colpa ha avuto la meglio. L’amore, per noi e per Dio, è destinato ad avere un’importanza secondaria. Tony de Mello insisteva dunque sul fatto che bisogna affrontare la realtà, sia quella dell’immagine che abbiamo di noi stessi, sia quella relativa al concetto di Dio. Molti hanno troppa paura di dire a Dio cosa pensano esattamente di Lui, ma l’unico modo per ottenere la libertà è affrontare la verità Dite a Dio cosa provate a volte nei suoi confronti. Lo sa anche da solo. Dicendoglielo nella preghiera è possibile che proviamo una sensazione di liberazione. La verità può renderci liberi.
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Coloro tra voi che hanno studiato l’Enneagramma potranno individuare i segni caratteristici del soccorritore forzato in questo secondo tipo di salvatore: quel tipo di persona che si dona, senza mai smettere di curarsi degli altri e di far loro da mamma, anche quando essi preferirebbero (e troverebbero più utile) essere lasciati in pace.
Dobbiamo fare un esame di coscienza per renderci conto se, con il pretesto di aiutare gli altri, non stiamo invece venendo incontro alla nostra esigenza di attenzione e di riconoscenza. Se succede così è perché non vogliamo ammettere che abbiamo bisogno di essere apprezzati, amati e cercati da coloro che sono intorno a noi e che in qualche modo giochiamo a carpire dagli altri l’amore e l’apprezzamento di cui sentiamo l’esigenza.
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L’accettazione di se, compresi i propri difetti – scriveva Jung – è l’inizio della crescita. Tony de Mello citava spesso questa frase nel corso dei suoi seminari. Quando conosciamo e accettiamo noi stessi siamo pronti per il cambiamento. Alcuni, però, non vogliono ascoltare questo messaggio, e non si tratta di un messaggio che, ripensando alle missioni e ai ritiri della nostra gioventù, sia stato proposto di frequente. Restavamo tutti a bocca aperta quando Tony ci diceva: “Alla gente non piace sentirsi dire che è O.K., e anche voi, sotto sotto, non ne siete contenti”. Un’affermazione del genere è quanto di più provocatorio si possa inventare. Se è vera, lascia interdetti, perché i benefici che derivano dall’accogliere questo messaggio nella nostra vita spirituale, psicologica ed emotiva possono essere innumerevoli.
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