[…]Quando mi portava ai prati della donnetta, le toglievo le redini, per farla sentire libera di scegliere dove andare.. Lei mi ringraziava, facendomi divertire come una pazza, e solo lei riusciva a farlo, riusciva a portare un sorriso sincero sulle mie labbra, delle risate che davano buon umore ai passanti che ci osservavano. Ridevo così tanto da non reggermi sulle gambe.
Emetteva dei versi stranissimi, come se raccontasse delle barzellette, sembrava ridere pure lei. Si rotolava sull’erba, si sedeva a capo tavola dove le panchine non erano state poste, e a volte, quando meno me l’aspettavo, mi baciava le guance con le sue enormi labbrone.. Rabbrividivo, perchè non avevo paura che mi mordesse, e non sapevo se era un bene o un male.[…]
Così
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