Nei labirinti del mio pensiero c’è un demone smontatutto. Questo individuo, che forse vi sembrerà buffo ma che ha delle conseguenze tutt’altro che comiche, passa le sue giornate a ispezionare i miei percorsi interiori portandosi dietro una cassetta degli attrezzi. Quando il paesaggio è costituito da frasi dette da altri, da poesie di poeti, o da citazioni di autori famosi, il demone non ha nulla da obiettare e tira dritto, ma quando incontra delle frasi composte da me, immancabilmente si ferma e rimane immobile un momento ad osservare, con la mano sinistra sul mento. Spesso la sua breve riflessione termina con la decisione di smontare la frase; allora il demone appoggia la cassetta e vi fruga dentro cercando l’attrezzo adatto a insinuarsi tra le parole. Il suo armamentario include lime diamantate per smussare i concetti più robusti, scalpelli appuntiti per colpire i punti deboli delle intuizioni, generatori di corrente per dare la scossa ai pensieri addormentati, un violino di nobili origini per suonare melodie convincenti, acido solforico per corrodere le abitudini consolidate, e molto altro. Non so descrivervi compiutamente il modo in cui opera questo demone, fatto sta che quando ritorno sul posto la mia frase è smontata e non riesco più a credere che possa stare insieme come succedeva prima.
Confrontandomi giorno per giorno con questo guastafeste ho finito per elaborare uno stile di parole che mira al massimo della sintesi e della densità di significato, essendomi accorto che sono queste le caratteristiche in grado di resistere alla sua azione demolitrice. Questo è il motivo per cui ho scritto tanti aforismi: per salvare i miei pensieri dalla distruzione.