Lasciò la lettera sul tavolo per tre giorni, senza toccarla. Ogni volta che la guardava, Mary sentiva il cuore palpitare come un uccello selvatico in gabbia. Modificò le proprie abitudini a causa di quella presenza, cercando di evitare la cucina: mangiava in soggiorno con un piatto in bilico sulle gambe, beveva il tè in fretta accanto al lavello e portava il telefono fuori dalla stanza ogni volta che suonava. Era assurdo, e lo sapeva bene, ma bastava la calligrafia sulla busta a innervosirla. Dio solo sapeva perché non riusciva a prenderla in mano; doveva gettarla nel cestino o bruciarla nel caminetto, ma non era riuscita in alcun modo a mettere in pratica i suoi propositi. Ormai viveva perennemente nel panico, dormiva pochissimo.
E se l’uomo che aveva portato la lettera fosse tornato?
Doveva fare qualcosa. Ma cosa? Quella busta era un fardello: conteneva il passato e il futuro insieme.
Karen Viggers * Il colore del mare in tempesta
Nel silenzio della sua camera, osservò le ombre scure che si allungavano sul letto e indugiavano negli angoli. Aveva vissuto in quell’antica casa di Hobart per venticinque anni, condividendo la pensione e il declino di suo marito, ed era stato terribile dover vedere la persona che amava arrendersi, lasciarsi andare.
Venticinque anni. Tanta parte della vita trascorsa insieme.
Erano successe molte cose: erano invecchiati, avevano avuto un nipote. Ma nonostante tutto, non aveva mai considerato Hobart come casa sua. L’unico posto in cui Mary si sentiva a casa era Bruny Island. Il riflesso della luce sull’acqua in movimento. Il sussurro del vento. Il faro. La grande spiaggia di Cloudy Bay che si allungava verso sud… era lì che doveva andare, adesso, nel luogo in cui aveva conosciuto Jack, dove per la prima volta si era sentita viva
Karen Viggers * Il colore del mare in tempesta
E poi sentiva di dover tornare, lo doveva a se stessa. Non aveva più molto tempo e c’erano antiche ferite nel suo animo che doveva far rimarginare prima di morire: questioni trascurate nella piatta monotonia della vita quotidiana. Aveva bisogno di ritrovare la pace e la tranquillità interiore. Di accettarsi per come era. Di liberarsi dal senso di colpa.
Karen Viggers * Il colore del mare in tempesta
I genitori non dovrebbero fare preferenze, ma Mary si era sempre sentita più protettiva nei confronti di Tom. Era il più sensibile, quello più esposto ai sentimenti più profondi e alle offese più dolorose. Lei li amava tutti e tre, naturalmente, non poteva essere altrimenti. Ma Tom era speciale. Aveva bisogno
di lei più degli altri. Oppure era lei ad avere bisogno di lui?
Karen Viggers * Il colore del mare in tempesta
Per Jacinta era un bene stare all’aria aperta. Il suo animo si sarebbe placato e il vento l’avrebbe calmata. Al ritorno, sarebbe stata tranquilla: era sempre così che andava.
Là fuori il cuore trovava spazio per farsi grande. Mary era sempre stata consapevole di quel segreto.
E per vivere bisognava avere un cuore grande.
Karen Viggers * Il colore del mare in tempesta