Prendo gli antidepressivi da, quanto sarà, un anno, e ritengo di avere i numeri per dire come sono. Sono straordinari, davvero, ma sono straordinari come sarebbe straordinario vivere, che so, su un altro pianeta caldo e comodo fornito di cibo e acqua fresca: sarebbe straordinario, ma non sarebbe la cara vecchia Terra. Ormai è quasi un anno che non sto sulla Terra, perché sulla Terra non me la cavavo troppo bene. Diciamo che me la cavo un po’ meglio dove mi trovo adesso, sul pianeta Trillafon, con grande piacere, credo, di tutti gli interessati.
David Foster Wallace * Questa è l’acqua
***
Se qualcuno vi racconta di aver fatto un viaggio, vi aspettate come minimo uno straccio di spiegazione sul perché è partito per quel viaggio. Alla luce di questo vi racconterò certe cose che spiegano come mai le cose sulla Terra per me non andavano troppo bene ormai da un pezzo. È stranissimo, ma tre anni fa, quand’ero all’ultimo anno delle superiori, ho cominciato a soffrire di quelle che ora chiamerei allucinazioni. Ero convinto che un’enorme ferita, una ferita davvero enorme e profonda, mi si fosse aperta sulla faccia, sulla guancia vicino al naso… che la pelle si fosse spaccata come un frutto maturo, che uscisse il sangue, scuro e lucido, che si vedessero chiaramente le vene, i pezzetti di grasso facciale giallo e di muscolo grigio-rosso e perfino qualche sfolgorante bagliore d’osso, là dentro. Ogni volta che mi guardavo allo specchio, eccola lí, la ferita, e sentivo la contrazione del muscolo scoperto e il calore del sangue sulla guancia, di continuo. Ma se dicevo a un medico, a mamma o a qualcun altro: – Ehi, guarda questa ferita aperta che ho sulla faccia, dovrei andare in ospedale, – loro dicevano: – Aho, non hai nessuna ferita sulla faccia, sicuro che ci vedi bene? – Eppure ogni volta che mi guardavo allo specchio, eccola lí, e sentivo sempre il calore del sangue sulla guancia, e ogni volta che ci passavo sopra la mano le dita sprofondavano in quella che sembrava gelatina bollente con dentro ossa, tendini e cose varie. E sembrava sempre che la guardassero tutti. Sembrava che mi squadrassero in modo buffo, e io pensavo: «Dio santo, hanno davvero il voltastomaco, la vedono, devo andare a nascondermi, levarmi di torno». Invece forse mi squadravano perché sembravo spaventatissimo e sofferente e mi tenevo la mano sulla faccia e barcollavo ovunque e di continuo come un ubriaco. All’epoca, però, sembrava proprio vera. Strano, strano, strano.
David Foster Wallace * Questa è l’acqua
***
Sophie rideva forte quanto poteva. Il suono le riecheggiava nel petto come in un impianto elettrico.
David Foster Wallace * Questa è l’acqua
***
Poi c’era quella faccenda di piangere senza motivo, che non era dolorosa ma era molto imbarazzante e anche abbastanza spaventosa perché non riuscivo a controllarla. Succedeva che mi mettevo a piangere senza motivo, dopodiché mi prendeva come la paura di mettermi a piangere o che una volta cominciato a piangere non sarei piú riuscito a smettere, e quello stato di paura aveva la gentilezza di azionare un altro interruttore bianco lungo il tubo tra il cervello foruncoloso e gli occhi infiammati, e giú a piangere ancora peggio, come quando spingi uno skateboard senza mai fermarti. Era molto imbarazzante a scuola, e incredibilmente imbarazzante in famiglia, perché i miei pensavano che fosse colpa loro, che avessero fatto qualcosa di male. Sarebbe stato incredibilmente imbarazzante anche con gli amici, solo che all’epoca in realtà non avevo tutti questi amici. Che era un vantaggio, piú o meno. Ma c’erano anche tutti gli altri. Adottavo tutta una serie di trucchetti per il «problema del pianto». Quand’ero in mezzo agli altri e gli occhi diventavano tutti infiammati e pieni di acqua salata rovente fingevo di starnutire, o ancora piú spesso di sbadigliare, essendo due cose che giustificano le lacrime agli occhi. A scuola dovevano pensare che fossi il piú grande morto di sonno del mondo. Peccato che sbadigliare non giustifica per davvero il fatto che le lacrime scorrano lungo le guance piovendo in grembo o sul banco o facendo delle grinze bagnate come tante stelline sui fogli dei compiti in classe e roba varia, e poi sono pochi quelli che hanno gli occhi superrossi per aver soltanto sbadigliato. Perciò quei trucchetti non dovevano funzionare benissimo.
David Foster Wallace * Questa è l’acqua
***