In una fresca mattina primaverile , come compito scolastico , ci fu assegnato di testare casa per casa quale religione di predicasse . Così feci , porta per porta bussai e , dopo una semplice ed alquanto scarna presentazione , ponevo una domanda : In che Dio credi ?
Tornando verso casa , sull’autobus delle 14:30 , decisi di controllare i risultati dell’indagine svolta poco tempo addietro . Devastato fui quando mi accorsi che nessuno aveva risposto: me stesso . Insomma tutti credevano in un Dio superiore che prometteva ricchezza nella povertà , ma nessuno credeva in se stesso . Quale esistenza scialba immagino nel trascorrere gli anni della propria vita con la convinzione di essere solo polvere e con un pensiero malato quale egli è : morire è meglio di vivere .
Allora decisi di pormi la stessa domanda , insomma in che dio credessi . I pensieri danzarono come uno sfrenato ed appassionato tango in cui il ballerino uomo ero io , e la donna , succube delle mie scelte , era la vita .
Son io il mio Dio
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