Gli angeli sono esseri impegnativi, specie quelli della razza di cui si tratta in questo libro. Non hanno soffici piume, hanno un pelame raso, che punge.
Basta. Che se ne vadano così, come sono venuti. Niente li giustifichi, niente li protegga, tantomeno una nota a margine tessuta di parole di circostanza.
Antonio TABUCCHI, l’Angelo Nero
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Quello che è stato torna, bussa alla nostra porta, petulante, questuante, insinuante. Spesso reca un sorriso sulle labbra, ma non bisogna fidarsi, è un sorriso ingannatore. E intanto noi viviamo, o scriviamo, il che è lo stesso in questa illusione che ci conduce.
Antonio TABUCCHI, l’Angelo Nero
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E intanto ripensi a quell’estate, che avevi così accuratamente dimenticato riponendola in una cantina sulla quale avevi posato un pesante coperchio. E ora quel coperchio, come per magia, si è mosso, è slittato aprendo una fessura
Antonio TABUCCHI, l’Angelo Nero
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Nel tuo intimo sai bene che non ha nessun senso, perché potresti anche ingiuriarlo, maledirlo: ma, là dove si trova, lui sta ridendo delle tue maledizioni. Si trova già in un luogo di maledetti, lo hai sempre saputo, e ora sta ridendo di te che vorresti augurargli l’inferno; lui è a suo perfetto agio in un luogo che si è andato preparando per tutta la sua vita, una vita fatta di negazione e di sperpero, impiegata a pensare male di se stesso e degli altri, tutta dedicata a tentare e a tentarsi. E sai anche che ora ti sta tentando. Il suo invito, subdolo e maligno, è a suo modo una sfida, una tentazione
Antonio TABUCCHI, l’Angelo Nero
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quando leggeva poesia perdeva la nozione del tempo. Disse: è come quando la scrivo, il tempo fa fssssss, come un pallone che si affloscia, si comincia a vivere in un mondo senza atmosfera, sotto vuoto, anche quando la si legge, a voi non fa lo stesso effetto?
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non sei più giovane, non sei più una ragazza. Si sorrise ancora. Pensò: sei una donna con una storia. Ma com’era questa storia? Che cosa avrebbe scritto se avesse dovuto scrivere la sua storia? Il problema era da dove cominciare. Dove comincia una storia? Pensò che le storie non cominciano, le storie accadono e non hanno un principio.
Antonio TABUCCHI, l’Angelo Nero
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Edoardo la informava che aveva finito il libro. Finito. E con il libro, pensò lei, erano finite anche le sue giornate in biblioteca, le sue ricerche, le chiacchiere col signor Jacopino, la vita che aveva fatto per quasi due anni. Sentì una grande rimpianto per tutto quel tempo trascorso, e anche un enorme vuoto. E ora, che cosa avrebbe fatto ora? Come avrebbe affrontato la sua vita, il suo tempo, il senso della sua giornata?
Antonio TABUCCHI, l’Angelo Nero
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