Una delle libidini dello stare all’estero è il fascino dell’anonimato. Il fatto che non incontri nessuno che ti conosce. Niente amici, vicini di casa, colleghi, gente della palestra eccetera. Nessuno sa chi sei, che lavoro fai, dove vivi. Nessuno ti conosce e tu non conosci nessuno.
Questo mi permette di fare delle cose che, dove mi conoscono, non faccio. Per esempio, una cosa stupida è che spesso mi accorgo, mentre passeggio nella mia città, che sto canticchiando una canzone di qualche cantante del quale subito mi vergogno. Smetto immediatamente per paura che qualcuno mi senta. Magari mi è entrata in testa perché l’ho sentita in un bar ed è una di quelle canzoni che non trovano la via d’uscita, come quelle mosche che sbattono contro il vetro. Canzoni che canti senza nemmeno accorgertene. Quando mi succede all’estero, invece, continuo a cantare senza problemi. Quella mattina ero così felice che mi sono fatto un bel pezzo della 8th Avenue cantando Uomini soli dei Pooh. L’ho cantata tutta, o almeno tutta la parte che sapevo. In Italia avrei smesso subito, ma Uomini soli sull’8th Avenue è uno spasso di vergogna. Quando mi entrava il ritornello, poi: “Dio delle cittààààààààààààààààààà e dell’immensitààààààà…”
FABIO VOLO – IL GIORNO IN PIU’