Nato dal ventre di mia madre, nato ascoltando il suono del mio pianto, sentendo l’aria che passava all’interno del mio naso, colorando le pareti interne del mio corpo facendomi crescere come un fiore sul prato, solo e abbandonato, ho visto la confusione, fuori e dentro casa mia, dentro quelle mura che si sporcavano di pianti e grida, mentre giocavo con i miei giocattoli i miei occhi guardavano l’odio e le lacrime che rendevano il pavimento sporco e scivoloso.
Crescevo nella paura, passando la mia infanzia combattendo i miei problemi, le mie emozioni negative che scrivevano con una matita affilata sopra il mio cuore, frasi disconnesse, che facevano male, facendo scorrere il mio sangue fuori dal mio corpo, si attaccava nel mio letto, faceva crescere alberi giganteschi che nascondevano il fuori, che non facevano trapelare un filo di luce, tremavo dal freddo di quel bosco maledetto, da quelle foglie che facevano rumore e mi davano fastidio, così chiudevo gli occhi, e per distrarmi viaggiavo da fermo, coloravo a piacimento tutto quello che era grigio.
Ma quando aprivo gli occhi, quel bosco era ancora lì, mi sentivo come un piccolo uccellino che cercava di volare e andarsene da quel brutto posto, ho cercato di camminare sui rami, stando attento a non cadere, ma le mie ali erano troppo pesanti, piene di odio, erano come petrolio su di me, rendendomi incapace di spiccare il volo, ma più gli anni passavano e più imparavo ad aprirle, e così fu, mi buttai da quel ramo e andai sempre più in alto, ho perso molto sangue dalla mia anima, altri uccelli hanno cercato di fermare il mio volo, ma sono andato avanti, ho perso amici, persone, ho stretto mani di anime che amavo, ho baciato labbra avvelenate, ho dato amore a chi mi ha poi dato odio, ho distrutto muri, porte di vetro massiccio che mi hanno causato ferite e lacerazioni, ma il volo continuava, il mio cuore batteva così forte che riuscii a volare fuori dal mio pianeta.
Davanti a me l’infinito, la mia passione spinge il mio corpo come un propulsore nucleare, che brucia tutto quello che gli sta dietro, incenerisce il passato e mi spinge verso il futuro, attraversando tutto il presente, arriverò li, verso quel muro che tanti sognano la notte, il muro dell’universo, toccherò la sua parete e la mia felicità sarà così forte che colorerà di azzurro tutta la sua massa, come il cielo della terra, a quel punto potrò finalmente chiudere i miei occhi e morire in pace, perché finalmente quello sarà il giorno più bello della mia vita, il giorno in cui avrò toccato l’infinito!
(EJAY IVAN LAC)