“L’agosto è, quantomeno per gli italiani, il mese nel quale ci accorgiamo in concreto, toccandolo con mano, di essere troppi. Le autostrade si ingorgano, dei treni è meglio non parlare, e gli aeroporti, Fiumicino in testa, sono bolge dantesche. E per scalare, e anche morire, sul Monte Bianco si fa la coda. Quando poi il grosso dei “troppi” arriva alla meta più agognata, al mare, allora i troppi davvero si contano. Sulle spiagge roventi gli ombrelloni fanno a gomitate e, non potendo invadere la strada retrostante, entrano quasi in acqua. E anche il mare, quando non infetta, brulica. Se ti provi a nuotare in bello stile picchi subito nella ciccia circostante; e se cerchi scampo al largo rischi di essere affettato dalle eliche che ti ronzano attorno e addosso. Il bagno di folla, e anche di folla in bagno, davvero ci piace? Visto che i nostri bagnanti ferragostani non sono comandati, visto che non sono obbligati a “spiaggificarsi”, forse ai nostri ferragostani il bagno di folla – stare tutti appiccicati, sudati, unti, insabbiati – forse piace davvero. Ma forse no. Perché i forzati delle vacanze all’italiana un po’ “forzati” sono.
Andarsene per Ferragosto per noi è un dovere. Chi resta in città, a casa, disonora il casato: è un poveraccio che porta scritto in fronte di essere un morto di fame. Insomma, schiuma della terra. Comunque, anche se ci piace essere troppi, il fatto resta che davvero troppi siamo.”
G.SARTORI * IL PAESE DEGLI STRUZZI