Già dopo un paio di settimane mi resi conto di una cosa: per un lattante, le possibilità di comunicare sono molto limitate. Perciò per ogni bebè è importante imparare al più presto a utilizzare una scala di urli al fine di poter reagire a seconda delle situazioni o semplicemente tanto per cambiare il tipo di sbraitamento. Consiglierei le seguenti varianti.
• Modello ‘Sirena’: ululato ininterrotto, chiaro, altissimo, appena al di sotto degli ultrasuoni. Molto utile quando ci si ritrova da soli nottetempo oppure in presenza di una forte sensazione di fame.
• Modello ‘Vesuvio’: eruttivo, un tipo di urlo esplosivo, totalmente sconvolgente per i genitori. Assolutamente adatto se amici e parenti rompono le scatole o semplicemente per attirare l’attenzione.
• Modello ‘Ostaggio’: piagnucolio leggero, soffocato, appena al di sopra della soglia uditiva dei genitori. Che, quando finalmente si svegliano, si fondano da voi a precipizio sentendosi la coscienza bestialmente sporca perché vi hanno lasciato trascorrere metà della nottata in lacrime come un povero prigioniero nella sua buia cella.
• Modello ‘Clown triste’: per lattanti esperti. Difficile, ma sempre efficacissimo. Il bello sta nel passare senza soluzione di continuità da una timida, mesta risatina ad alti e lamentosi gemiti. Come se bastasse schiacciare un bottone. Sempre utile per scombussolare i genitori. Grazie al modello clown triste i genitori si mettono subito a cercare un colpevole: fino a un momento prima il bebè ‘stava così buono!’ Un’ottima arma per mettere in cattiva luce i fratelli maggiori.
• Modello ‘Bambi’: è di altissimo livello. Ci si guarda in giro con grande dolcezza, poi si piegano proditoriamente le labbra in giù, si spreme qualche lacrimuccia e di tanto in tanto si tira su col naso. Mette tutti k.o.!
[DA CONFESSIONI DI UN LATTANTE * Kester Schlenz]